Fisco, la Cgia: «Stangata da 45,4 miliardi di sole imposte patrimoniali»
Una stangata da 45,4 miliardi di euro nel 2016 solo di imposte patrimoniali, con un peso raddoppiato della loro incidenza sul pil in poco più di 25 anni. In termini assoluti, invece, il gettito è aumentato di cinque volte. È quanto rileva la Cgia di Mestre dall’esame di 14 differenti imposte patrimoniali, tra cui Ici, Imu e Tasi (queste ultime due che da sole hanno garantito un gettito di 21,2 miliardi), il canone Rai e il bollo auto. Si tratta di imposte, si legge nel rapporto della Cgia «che colpiscono direttamente la capacità contributiva del contribuente senza attendere che si verifichino fatti o atti particolari». Infatti, a differenza di altre imposte indirette come l’Iva, il cui incremento è legato all’insorgere di nuovi fattori, quelle sulle successioni e sulle donazioni vengono considerate come una forma di imposizione patrimoniale, in quanto colpiscono la ricchezza. Non a caso – spiega ancora la Cgia – sono le uniche che i testi di diritto tributario includono tra le imposte di carattere patrimoniale».
La Cgia ha esaminato 14 differenti imposte
L’esame della Cgia prende in considerazione il trend di questa particolare forma di stangata a partire dal 1990: sia in termini assoluti (in valore nominale) sia in rapporto al pil. Poi, ha ricostruito il gettito delle principali imposte che costituiscono l’intera platea delle patrimoniali applicate in Italia tra il 2010 e il 2016. Nel 2012, a seguito del cosiddetto Salva Italia varato dal governo guidato da Mario Monti, l’imposizione patrimoniale è cresciuta, rispetto al 2011, di 12,8 miliardi di euro, un balzo di oltre il 40 per cento. Nel 2013, invece, si è avuta una temporanea flessione dovuta all’abolizione dell’Imu sulle abitazioni principali. In termini di gettito, le imposte più impegnative per i contribuenti italiani sono l’Imu e la Tasi: nel 2016 hanno garantito alle casse dello Stato e dei Comuni ben 21,2 miliardi di euro. Seguono l’imposta di bollo (6,8 miliardi di euro), il bollo auto (6,6 miliardi di euro) e l’imposta di registro (5,1 miliardi di euro).
Il trend dura dal 1990
Il vero anno di svolta, tuttavia, è il 1992: in quell’anno, infatti, il gettito è cresciuto di 7 miliardi di euro, passando dagli 11,2 miliardi del 1991 a 18,3 miliardi, con una crescita di oltre il 63 per cento. Erano gli anni delle grandi stangate dei governi tecnici mentre la vecchia classe dirigente della Prima Repubblica veniva affossato da Tangentopoli. Gli italiani ancora ricordano i prelievi straordinari di carattere patrimoniale sui conti correnti e sui risparmi, la tassazione straordinaria dei beni di lusso fino a disporre un ulteriore prelievo straordinario a carico delle persone fisiche che possedevano auto di grossa cilindrata, aeromobili, imbarcazioni da diporto. Grosso modo la stessa ricetta seguita da Monti vent’anni dopo Nel 2014 è stata introdotta la Tasi che assieme all’Imu e alla Tari costituiscono la Iuc, ovvero l’Imposta unica comunale. Si è dovuto attendere il 2016 per registrare una piccola, timida inversione di tendenza grazie all’abolizione della Tasi sull’abitazione principale (è rimasta, invece, sulle prime case di lusso), dell’Imu agricola e sugli “imbullonati”.
Più tasse sul patrimonio ,meno sul lavoro.