Disastro scuola, la sinistra fa mea culpa: la riforma Berlinguer ha rovinato tutto

22 Apr 2018 12:16 - di Francesco Severini

Marcia indietro della sinistra sulla scuola. Gli anni del permissivismo e del 6 politico sono lontani, il periodo in cui si contestava l’autoritarismo del professore pure, per non parlare di quanto è distante adesso la prospettiva utopistica di una scuola autogestita dagli studenti. E’ il leader dei Cobas Piero Bernocchi, già tra i capi del Movimento del ’77, a fare il punto dopo l’escalation di episodi di bullismo e di violenze anti-prof che hanno rimesso la scuola al centro del dibattito pubblico.

Piero Bernocchi sottolinea su Today.it che il problema vero è che la categoria degli insegnanti è da decenni oggetto di “mobbing”, è delegittimata dal punto di vista culturale ed economico. “Queste aggressioni fisiche, che sono sì in numero preoccupante, sono un epifenomeno: non sono l’unico aspetto – spiega a Today – Per certi versi le cose più rivelanti, che però si vedono meno, sono assai più ampie perché riguardano un’attività di ‘mobbing’ o ‘stalking’ nei confronti degli insegnanti”. E chi ne è responsabile? In primo luogo i genitori  che si organizzano tutti in modo ostile nei confronti degli insegnanti, pretendendo di  “sapere come si insegna” e “lamentando il trattamento riservato ai figli”. In secondo luogo questo declino è figlio dell’idea di trasformare la scuola in un’azienda e parte dalla riforma Berlinguer.  “L’idea è che la scuola è al servizio della clientela, che ordina cosa desidera di più: perciò non si boccia più, tranne casi eccezionali, tutto deve diventare sempre più facile, lezioni e compiti più leggeri, si devono disturbare sempre meno famiglie e studenti”. Contemporaneamente a questo il docente è stato impoverito e ridotto a un tuttofare, perché deve fare ciò che l’azienda chiede: dopo dieci anni il nuovo contratto fissa un aumento di 45 euro (netti) al mese. Questo è l’investimento fatto sulla scuola. Inoltre c’è il fatto che molti atti di violenza restano sommersi, perché la scuola se ne vergogna, e teme la cattiva pubblicità. “Escono fuori via via che se ne parla, ma di episodi non così eclatanti eppure grotteschi ce ne sono tanti”, afferma Bernocchi, tanto “l’idea che dalla scuola debbano uscire soltanto manovali o giù di lì, che abbiano solo una vaga infarinatura di quello che serve, che vengano tutti promossi, va bene a tutti. A genitori e studenti. Ma è chiaro che va bene solo  nell’immediato”. Infine c’è la piaga degli smartphone in classe: vanno invece lasciati fuori, perché lo studente è attratto dall’idea di filmare la sua bravata e di diventare protagonista sui social. La violenza si somma al narcisismo e ne viene fuori un mix nefasto.

Commenti

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  • roberto 22 Aprile 2018

    Questi bulletti sono semplicemente i nipoti dei sessantottini che contestavano tutto: ecco il risultato

  • Massimiliano di Saint Just 22 Aprile 2018

    Si dovrebbe iniziare con l’alzabandiera e le divise diverse per ogni Istituto per inculcare senso di appartenenza|