Cuba, fine dei Castro. È il “giovane” Diaz-Canel il nuovo presidente
Cuba, si volta pagina. Il parlamento dell’Avana si riunisce oggi per l’elezione del nuovo presidente. Per la prima volta il leader non porterà il cognome Castro e non avrà partecipato alla “revolucion”. Il prescelto è l’attuale vice presidente Miguel Diaz-Canel, nato il 20 aprile 1960, un anno dopo l’ingresso trionfale dei “barbudos” all’Avana. La sessione parlamentare si concluderà oggi nell’anniversario del fallimento dello sbarco americano nella Baia dei Porci, con il quale si voleva tentare di rovesciare nel 1961 il giovane governo rivoluzionario di Fidel Castro. Il voto sul presidente sarà senza sorprese come lo state le elezioni parlamentari del 10 marzo: i candidati, passati al vaglio del partito comunista al potere, erano in tutto 605 e correvano per lo stesso numero di seggi. Il passaggio ad una nuova generazione sarà comunque graduale. L’86enne Raul Castro, succeduto al fratello maggiore Fidel, rimarrà infatti leader del partito Comunista almeno fino al prossimo congresso del 2021. E conserva il grado di Generale dell’Esercito, ovvero di massima autorità delle forze armate. Ingegnere di formazione, Diaz-Canel ha scalato tutti i gradini del Partito comunista. E’ stato leader del partito in due delle province più importanti dell’isola. Prima nella provincia natia di Villa Clara, poi a Holguin, da cui vengono i fratelli Castro. La gente ne ricorda lo stile alla mano, in giro in bicicletta con la maglietta del Che. Ma anche la difesa, a Villa Clara, di El Mejunje, un bar diventato punto di riferimento per la comunità Lgbt cubana. E’ stato Raul a chiamare Diaz-Canel all’Avana, nominandolo ministro dell’Istruzione superiore nel 2009. Nel 2013 Raul lo ha scelto come primo vice presidente, preferendolo ad altri giovani leader emergenti come Roberto Robaina e Felipe Perez Roque che, a suo giudizio, apparivano troppo attirati “dal miele del potere”. Diaz-Canel è stato invece più discreto e solo di recente ha cominciato ad avere maggiore visibilità. Ha rappresentato Cuba in occasione di insediamenti di presidenti di paesi amici e ricevuto delegazioni di paesi alleati come il Venezuela e la Russia. All’estero si è fatto spesso accompagnare dalla seconda moglie, Lis Cuesta, rompendo la consuetudine cubana di consorti invisibili. Rimasto finora un passo indietro a Raul, Diaz-Canel dovrà consolidare la sua leadership, anche perchè manca del carisma dei leader rivoluzionari che parteciparono alla cacciata del presidente Fulgencio Batista. Come nuovo presidente, dovrà affrontare una serie di nodi irrisolti in merito alle riforme avviate da Raul, che sembrano ora essersi arenate. La sua immagine di possibile riformista è stata danneggiata da un video uscito nell’agosto scorso, in cui si vede Diaz-Canel in una riunione politica che accusa diverse ambasciate di “sovversione”. Diaz-Canel, che fra pochi giorni compirà 58 anni, dovrà fare una serie di scelte per assicurare un “paese prospero e sostenibile” come ha finora promesso Raul. L’isola ha bisogno di investimenti stranieri e deve affrontare l’annoso problema della sua doppia valuta: il peso cubano (Cup), con il quale lo stato paga i salari, e il peso convertibile (Cuc) usato per il turismo e l’acquisto di immobili. Al cambio servono 24 Cup per un Cuc. Bisogna anche vedere se farà ripartire l’apertura al settore privato. Rimane il problema dei rapporti con gli Stati Uniti, dopo lo stop al riavvicinamento imposto dalla presidenza Trump, un tema strettamente legato al rapporto con l’emigrazione cubana. E naturalmente c’è la questione delle libertà politiche, della repressione dei dissidenti e del rapporto con il partito comunista. Per la prima volta il presidente cubano non sarà anche leader del partito che, secondo la costituzione, è “la forza dirigente superiore della società”.