Al Garibaldi di Catania 15 ricoverati per morbillo. Varicella a Pavia

11 Apr 2018 16:47 - di Redazione

Sono 15 in tutto, in questo momento, i pazienti affetti da morbillo e ricoverati all’ospedale Garibaldi di Catania, dove la scorsa settimana un bimbo di 10 mesi è morto per complicanze legate alla malattia. Due di loro, ha reso noto ieri l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, “sono in condizioni di particolare fragilità”. I due pazienti hanno 28 e 30 anni e sono ricoverati da cinque giorni. La loro situazione è “costantemente monitorata – spiega il direttore dell’Unità operativa di Rianimazione del Garibaldi Sergio Pintaudi – e al momento sotto controllo”. I 15 pazienti sono ricoverati nei vari reparti di Malattie infettive e tutti in isolamento. Intanto due bambini, un neonato di 4 mesi e un piccolo di 5 anni, sono finiti entrambi in ospedale nel Pavese per complicanze da varicella. Il primo è tuttora ricoverato al Civile di Vigevano, ma le sue condizioni sono in costante miglioramento. Il più grande invece è stato ricoverato al Civile di Voghera ed è ora tornato a casa. Entrambi non erano vaccinati, per circostanze diverse. “Si tratta di due casi emblematici che mostrano l’importanza di vaccinare i bambini”, sottolinea Alberto Chiara dell’Asst di Pavia, responsabile del Dipartimento materno infantile. “Ne parlo – chiarisce – perché la varicella è una malattia infettiva molto contagiosa, purtroppo sottovalutata, che può avere delle complicanze anche importanti. Eppure la copertura vaccinale in Italia resta bassa, non superiamo il 50%”. Nel caso del neonato, riferisce il medico, i sintomi che hanno reso necessario il ricovero erano “sonnolenza e bassa reattività. Il suo caso è ancora più significativo – evidenzia – Normalmente, infatti, è raro avere la varicella a 4 mesi. Ma la sua mamma non aveva mai avuto la malattia e pur allattandolo al seno non poteva proteggerlo e il neonato non era ancora immunizzato, visto che la prima dose del vaccino si fa tra i 12 e i 15 mesi”. Il problema, evidenzia il primario, è che “quando c’è una bassa protezione nella popolazione il virus è libero di circolare. Il piccolo, per esempio, ha preso la varicella nello studio del pediatra da un gruppo di bambini infetti”. Il bimbo di 5 anni, invece, è stato seguito per “una paralisi del nervo facciale, perché – spiega Chiara – la varicella può dare complicazioni anche sul sistema nervoso centrale”. Non aveva fatto l’iniezione scudo e non rientrava nell’obbligo fissato dal decreto Lorenzin, che per la profilassi contro la varicella è previsto dai nati 2017 in poi. “Per fortuna, però, da questo anno di nascita in poi la vaccinazione anche contro questa malattia infettiva sarà obbligatoria”, conclude l’esperto.

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