Pedopornografia, un arresto in Vaticano: mons. Capella finisce in carcere

7 Apr 2018 17:03 - di Eleonora Guerra

È stato arrestato in Vaticano, per pedopornografia, monsignor Carlo Alberto Capella, alto diplomatico dello Stato pontificio. L’arresto, disposto dal giudice istruttore del Tribunale della Città del Vaticano, su proposta del Promotore di giustizia, è avvenuto nella mattinata di oggi e a darne notizia è stata la stessa Sala Stampa vaticana, precisando che la misura è stata adottata «al termine di una indagine del Promotore di Giustizia».

Capella, che nel comunicato della Sante sede è indicato anche come «l’imputato», si trova ora detenuto in una cella della caserma del Corpo della Gendarmeria, che ha eseguito l’arresto, ed è a disposizione dell’autorità giudiziaria. «Il giudice istruttore ha ordinato il provvedimento sulla base dell’articolo 10, commi 3 e 5, della legge VIII del 2013», che persegue il reato di pedopornografia. Capella, funzionario della nunziatura di Washington, era destinatario di un ordine di arresto da parte delle autorità canadesi per detenzione e diffusione di materiale pedopornografico. Si trovava già in stato di restrizione in Vaticano, ospitato presso il Collegio dei Penitenzieri.

Il coinvolgimento di Capella in un caso di pedopornografia era emerso a settembre, quando si era saputo di un fascicolo a suo carico aperto in Vaticano dal Promotore di giustizia. La Santa sede aveva ricevuto a giugno la notifica di un possibile reato da parte del Dipartimento degli Stati Uniti: nei confronti di Capella c’era un ordine di arresto delle autorità canadesi, che accusavano il prelato di aver scaricato e distribuito materiale pedopornografico attraverso un social network durante un suo soggiorno nel Paese risalente a dicembre. Operazione che sarebbe avvenuta, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti canadesi, dal computer di una chiesa locale.

In particolare, l’articolo 10, sulla base del quale è avvenuto l’arresto, prevede al comma 3 che «chiunque con qualsiasi mezzo, anche per via telematica, distribuisce, divulga, trasmette, importa, esporta, offre, vende o detiene per tali fini materiale pedopornografico, ovvero distribuisce o divulga notizie o informazioni finalizzate all’adescamento o allo sfruttamento sessuale di minori, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa da euro duemilacinquecento a euro cinquantamila». Il comma 5 prevede poi che «nei casi previsti dai commi 3 e 4, la pena è aumentata ove il materiale sia di ingente quantità». Secondo quanto trapelato, Capella rischia da uno a cinque anni di detenzione.

 

Commenti

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  • Pino1° 7 Aprile 2018

    Partendo dal legittimo presupposto che quello di cui veniamo a conoscenza è la vetta dell’iceberg ! Che i romani buoni conoscitori dell’argomento insegnano a leggere la ‘targa delle auto di stato SCV’ Se Cristo Vedesse Vedrebbe Cose Sporche ! Questo cattolicesimo ipocrita va rigenerato. Come ? Mandandoli tutti a lavorare nelle missioni in africa ad accogliere ed aiutare i profughi di ritorno a casa! Pagando al RE (lo stato che li ospita) le legittime ‘decime’ !