Tempo di Festa, ritrovare il senso di un’appartenenza spirituale

30 Mar 2018 15:22 - di Mario Bozzi Sentieri

Tempo di Festa. Di sepolcri e penitenza, di fiori e d’incenso. Tempo di attesa … nei riti del fuoco dell’ acqua, di Fede e di Emozioni che ci riportano all’identità di un popolo, ai suoi piccoli e grandi riti collettivi. Il Sacro irrompe nel quotidiano e gioca un ruolo essenziale nello scompaginare la routine della vita ordinaria. Festeggiare significa coltivare la memoria ed insieme andare all’essenza del Sacro e dei valori che esso evoca, perciò la Festa deve essere considerata una sorta di “riserva spirituale” per le singole persone e per le comunità. Particolarmente oggi, in tempi di spaesamento collettivo, che fanno emergere una nuova domanda di consapevolezza culturale, intreccio tra fede cattolica e identità civile. Non sembri un paradosso: la battaglia del futuro è oggi battaglia della memoria, che perciò diventa l’obiettivo di quanti al “nostro mondo” guardano con odio e con volontà distruttiva.

Non è un caso che l’Iman egiziano, recentemente arrestato a Foggia, invitasse i suoi allievi bambini, oltre che a combattere i miscredenti a colpi di scimitarra, a “rifiutare le feste” di Pasqua e Natale. Fanno pensare, alla luce di fatti del genere, certe ricorrenti polemiche, portate avanti nel nome della tolleranza e del multiculturalismo, sull’abbattimento dei simboli, che sono alla base della nostra memoria: dal Presepe al Crocefisso.

Un filo rosso unisce, oggi, il laicismo, l’avanzante integralismo islamico e la guerra alla nostra identità religiosa e quindi simbolica. Voltaire, uno dei padri dell’illuminismo, odiava le feste, segno di dissolutezza e spreco. Il marxismo parlava della Religione quale oppio dei popoli, espressione della miseria intellettuale dell’uomo contemporaneo. Malgrado i duecento e più anni di sistematico attacco all’essenza del nostro essere e al nostro riconoscerci in comuni radici spirituali, la domanda di Festa e di Sacro è ben lungi da tramontare. Nuove chiese sono sorte sulle rovine di quelle abbattute dal comunismo “realizzato” e miseramente tramontato. Nuove domande di autenticità emergono. Sono domande di identità, di luoghi e riti in cui riconoscersi. Per rispondere a queste richieste occorre, e le forme in grado di riconoscerla e rappresentarla. Da questo punto di vista la Festa, per il suo valore fondante ed “eccezionale”, svolge un ruolo essenziale. Il tempo dell’indifferentismo è al tramonto. Ed allora che la Festa sia con noi …

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