Ruanda, giro di vite contro i falsi profeti che raggirano la popolazione

1 Mar 2018 17:03 - di Redazione

Le autorità locali del Ruanda hanno chiuso la settimana scorsa oltre 700 chiese e una moschea nella capitale del Paese Kigali per non conformità a diversi regolamenti. Il problema, dicono le autorità, non sono le coloro che si limitano ad applicare la legge, ma il numero enorme di organizzazioni religiose coinvolte: solo la capitale Kigali ha migliaia di chiese. O i cittadini sono molto timorati di Dio o qualcos’altro è in atto, sospetta il governo ruandese. La religione infatti, secondo le autorità, ha dimostrato di essere un’attività molto redditizia che ha anche attratto personaggi che si approfittano della creduloneria di alcuni per truffarli. I falsi profeti hanno trovato molto facile il minacciare di scatenare l’ira di Dio per arrivare ai loro fini. Proprio di recente, una stazione radiofonica cristiana locale è stata sospesa per aver mandato in onda un sermone pieno di odio e utilizzando la Bibbia come punto di riferimento. In realtà, il governo ha perseguito solamente i pastori non qualificati e altri predicatori vari che sono improvvisamente spuntati dal nulla. Il Ruanda Governance Board, l’organismo di regolamentazione della materia, ha affermato che solo i teologi e i leader religiosi formati professionalmente potranno esercitare le loro funzioni nel Paese. Questo nel tentativo di eliminare falsi profeti e predatori religiosi che hanno scoperto mucche da mungere in una popolazione che ha attraversato tempi difficili e che ha bisogno di conforto. Molti si rivolgono alla religione per aiuto e invece cadono nelle mani di avvoltoi profittatori. La libertà di culto è sancita dalla costituzione ruandese e le persone lo praticano liberamente, ma ciò non dovrebbe servire come una licenza per tradire quella libertà e, in nome di Dio, carpire soldi da ingenui fedeli.

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