Processo Ragusa, al via l’appello: Logli alla sbarra. A quando la verità su quella notte?

28 Mar 2018 12:33 - di Redazione

Si è è aperto questa mattina il processo Ragusa, l’appello a carico di Antonio Logli, accusato dell’omicidio della moglie Roberta, scomparsa dalla sua abitazione di Gello di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, nella notte tra il 13 e il 14 gennaio del 2012. Un mistero lungo già sei anni, quello della scomparsa della donna, letteralmente svanita nel nulla, in pigiama, quella terribile notte. Un mistero su cui, probabilmente, neanche tre gradi di giudizio riusciranno a fare completamente luce.

Processo Ragusa, Logli alla sbarra: al via l’appello

Tutto ruota, come è stato chiaro sin dal primo istante, intorno all’enigmatica figura del marito di Roberta, l’imputato Antonio Logli, in primo grado giudicato colpevole di omicidio volontario e distruzione di cadavere e condannato a 20 anni, con rito abbreviato, dal tribunale di Pisa il 21 dicembre del 2106 e che, anche questa mattina, si è presentato in aula,  insieme al figlio Daniele, che crede nell’innocenza del padre. Sul banco degli accusatori, invece, tra chi non crede alle risposte e ai silenzi dell’uomo, le cugine di Roberta Ragusa, che sono parte civile nel processo. Al via dunuqe, tra dubbi e ricerca della verità, indagini e testimonianze, la prima udienza dinanzi alla Corte di assise d’appello di Firenze, presieduta da Maria Cannizzaro, con il giudice a latere Silvia Mugnaini e sei giudici popolari. La sentenza potrebbe arrivare già in serata.

Le tesi dell’accusa e quelle della difesa

Secondo l’accusa, Logli la notte in cui scomparve la moglie fu scoperto al telefono con la sua amante e ne nacque un litigio sfociato poi in un omicidio e nella distruzione del cadavere di lei. Al momento della scomparsa Roberta Ragusa aveva 44 anni. Insieme al marito, Antonio Logli, gestiva una scuola-guida che si trova adiacente all’abitazione. Nelle motivazioni della sentenza di condanna di primo grado, il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Pisa Elsa Iadaresta ha scritto che «Antonio Logli è un bugiardo e ha reiteratamente e pervicacemente tentato di mistificare la realtà fornendo in più occasioni una versione degli accadimenti non corrispondente al vero, e spesso smentita dagli esiti investigativi, mentendo anche sulla profonda crisi che attraversava da tempo il suo matrimonio», sulla «relazione extraconiugale con Sara Calzolaio, iniziata nel 2004 e che ha riferito solo il 16 gennaio 2012, allorché la donna lo mise alle strette», e «ha mentito anche dopo avere rivelato la relazione, riferendo di avere effettuato una sola telefonata alla Calzolaio, quando in realtà ve ne sono state tre consecutive, l’ultima delle quali alle 00.18 di appena 28 secondi» nella notte in cui la moglie svanì nel nulla. La difesa di Logli, invece, ha sempre chiesto l’assoluzione perché l’imputato non ha commesso il fatto. «È un processo indiziario e pertanto aperto. Cercheremo di far confermare la sentenza di primo grado, è quello che ci aspettiamo», ha detto infine l’avvocato delle parti civili, Nicodemo Gentile, al suo ingresso in tribunale a Firenze, dove si celebra il processo d’appello che si è appena aperto, a carico di Antonio Logli.

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