Palermo, scoperta casa a luci rosse. Il racket nella mani della mafia nigeriana
Una casa a luci rosse gestita da tre cittadine nigeriane è stata scoperta nel quartiere Ballarò, a Palermo. La polizia ha arrestato Bridget Nwoko, detta Nancy, 36 anni, Victoria Alfred, detta Jessica, 23 anni, e Mabel Joseph, 39 anni. Sono tutte accusate di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Dalle indagine sono emersi contatti con la mafia nigeriana.
I contatti delle “maman” con la mafia nigeriana
I clienti erano soprattutto cittadini stranieri e le ragazze vittime dello sfruttamento erano prevalentemente provenienti dalla Nigeria o da altre nazioni del continente africano. Le indagini, condotte dalla sezione Criminalità straniera e prostituzione della Squadra mobile, hanno fatto emergere «legami anche con alcuni esponenti della criminalità organizzata nigeriana dedita al reclutamento, all’introduzione clandestina e, quindi, al susseguente sfruttamento di giovani donne». Gli odierni destinatari della misura cautelare erano vicini a membri del gruppo cultista denominato “Black Axe”, già sottoposti a fermo nell’ambito dell’omonima operazione per associazione a delinquere di stampo mafioso.
Le ragazze introdotte clandestinamente e poi ricattate
Indagando sullo sfruttamento gli investigatori ne hanno evidenziato l’aspetto violento e prevaricatore, scoprendo come le donne fossero costrette a prostituirsi a suon di minacce e intimidazioni. Le ragazze rimanevano “imprigionate” nelle case di prostituzione perché subivano i ricatti delle maman, che non si facevano scrupoli a lucrare sulle sofferenze delle giovani donne, sottomesse al giogo dell’intimidazione e avviate alla prostituzione, così pagando il prezzo del loro arrivo clandestino in Italia. Gli arrestati, infatti, prima si adoperavano perché le ragazze raggiungessero l’Italia attraverso viaggi estenuanti e pericolosi, poi le tenevano legate al ricatto quotidiano. Dopo gli adempimenti di rito Nwoko e Alfred sono state condotte in carcere, per Joseph sono stati disposti gli arresti domiciliari.