Nordcorea, la fermezza di Trump paga: l’incontro con Kim a maggio

9 Mar 2018 10:35 - di Redazione

«Una pietra miliare storica per la pace», l’ha definita il presidente sudcoreano Moon Jae In, commentando la notizia di un vertice entro maggio tra il presidente degli Stati Uniti ed il leader nordcoreano e lodando «la saggezza e ed il coraggio» dei due presidenti e, soprattutto, sottolineando come, per il successo appena conseguito, la leadership di Trump «riceverà apprezzamento non solo dal popolo del nord e del sud, ma dalla gente in tutto il mondo che si augura la pace». Una prova di coraggio politico. Una grande vittoria della diplomazia. Un successo che Trump può incassare in virtù del quale – al culmine di mesi di minacce e insulti, provocazioni e sanzioni – qualora l’incontro annunciato ieri tra il dittatore nordcoreano di Pyongyanh e l’inquilino della Casa Bianca dovesse avvenire, sarebbe il primo tra un presidente degli Stati Uniti ed un leader del “regno eremita”.

Incontro Kim-Trump: una vittoria tutta americana

Dunque, è scoccata l’ora x, ed è stata pure calendarizzata: dopo sanzioni e disposizioni punitive, propaganda mediatica e operazioni d’intelligence, accuse e recriminazioni, speculazioni internazionali e sottile lavoro diplomatico, alla fine il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha accettato l’invito imprevedibilmente proposto dal leader nordcoreano Kim Jong un a «incontrarsi il prima possibile»: cosa che dovrebbe avvenire «entro maggio». E così, a dare notizia dell’offerta di Kim è stato Chung Eui Yong, che nei giorni scorsi aveva guidato la delegazione sudcoreana a Pyongyang, secondo cui il leader nordcoreano «ha espresso la sua disponibilità a incontrare il presidente Trump al più presto possibile». E Trump, senza farselo ripetere due volte, ha fatto tempestivamente sapere che «incontrerà Kim entro maggio per raggiungere una denuclearizzazione permanente» della penisola coreana. Non solo: Chung ha anche riferito che Kim ha accettato di non condurre ulteriori test nucleari e missilistici, impegnandosi ad una «completa denuclearizzazione della penisola», accettando tra l’altro che «le esercitazioni militari congiunte di routine tra la Corea del Sud e gli Stati Uniti debbano continuare». La Casa Bianca, peraltro, nel confermare l’invito del leader nordcoreano «in un luogo ed in una data che deve essere decisa», ha sottolineato che «nel frattempo tutte le sanzioni ed il massimo della pressione sulla Corea del Nord devono restare». Praticamente una vittoria della diplomazia a stelle e strisce su tutta la linea.

Una manovra diplomatica ad ampio raggio

Intanto, dal punto di vista procedurale, questa manovra di avvicinamento tra i due leader prosegue con il viaggio di Chung, direttore della Sicurezza nazionale sudcoreana, volato a Washington dopo gli incontri di Pyongyang insieme al responsabile dell’intelligence Suh Hoon, atteso nei prossimi giorni a Tokyo, mentre il primo si recherà a Mosca e Pechino per riferire sugli ultimi sviluppi. Ai giornalisti, Chung ha anche detto che il presidente sudcoreano Moon Jae In gli ha chiesto di esprimere la sua «personale gratitudine» a Trump, perché la sua leadership e la sua politica di «massima pressione» su Pyongyang «hanno portato a questa svolta». «La Repubblica di Corea, gli Stati Uniti ed i nostri partner – ha sottolineato ancora il direttore della Sicurezza nazionale di Seul – sono uniti e concordi nel condividere la scelta di non ripetere gli errori del passato e nel concordare sul fatto che la pressione continui fino a quando alle parole della Corea del Nord non corrisponderanno azioni concrete».

Il sostegno di Pechino: «Una prova di coraggio politico»

La Cina, coinvolta in primo piano e interessata su più fronti a che il dialogo tra Nordcorea e Usa prenda finalmente una piega che non danneggi i rapporti bilaterali tra tutte le potenze coinvolte, chiede a Stati Uniti e Corea del Nord di dare prova di «coraggio politico». «Noi speriamo – ha non a caso fatto sapere il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang – che tutte le parti diano prova di coraggio politico per prendere le giuste decisioni». Decisioni che, naturalmente, Pechino si è detta pronta a «sostenere pienamente»; a partire dall’iniziativa che ha portato a fissare l’incontro tra Trump e Kim nel tentativo di mediare le distanze tra i due leader interessati dalla crisi nordcoreana: un segno che, ribadisce la Cina, la situazione «continua a muoversi verso la giusta direzione». Per tutti.

 

 

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