Nel dopo-voto scompare la parola “fascista” dal vocabolario politico
Adesso che Matteo Salvini ha eletto un senatore nero (il primo della storia) e che ha detto “porte aperte a quelli di sinistra”, non sentiremo più la domanda di rito: “Scusi, ma lei è antifascista?”. Adesso che Grasso e Boldrini hanno rimediato una figuraccia elettorale con il partitino che avrebbe dovuto rifondare la sinistra, non ci sarà bisogno di sbandierare le sciarpe rosse e di invocare lo scioglimento dei partiti fascisti. Adesso Giorgia Meloni non sarà più costretta a sbottare in diretta: “Con questa storia del fascismo avete rotto le palle…”. Ora sono le cifre a parlare. CasaPound ha ottenuto lo 0,9% dei consensi che, sommato allo 0,3 di Forza Nuova fa l’1,1%. Un dato che dice tutto sul presunto “allarme fascismo” sbandierato ai quattro venti dalla sinistra.
Non che nella stessa sinistra non se ne siano accorti. Commenta su Fb Andrea Colombo, ex PotOp e ex Manifesto: questa campagna elettorale ha visto la derubricazione dell’antifascismo a pura farsa. E’ cominciato con il bagnino di Chioggia e il suo esibizionismo filo-mussoliniano ed è finita con la maestra di Torino ululante davanti ai poliziotti che bloccavano il corteo antifascista dei centri sociali. Una caricatura ideologica che non ha retto dinanzi alla realtà dei numeri. Numeri impietosi anche con Potere al Popolo, che ha ottenuto l’1,6% dei consensi. Non proprio un successone, ma tanto è bastato per farli festeggiare in un ristorante a San Lorenzo con cori e pugni chiusi. In pratica, se ai numeri vogliamo guardare, chi ha creduto nella possibilità di risuscitare le nostalgie (fasciste e antifasciste) ha raggranellato percentuali identiche: poco più dell’1 per cento.