Strage in Florida, l’Fbi sapeva ma non è intervenuta: un atto contro Trump? (Video)

17 Feb 2018 15:22 - di Lorenza Mariani

Più passano le ore da quella terribile mattanza compiuta da Nikolas Cruz in un liceo della Florida, più aumenta – se possibile – ad ogni nuova acquisizione, ad ogni nuova rivelazione, ad ogni nuova denuncia e ammissione dell’Fbi, la portata dell’orrore per quanto accaduto nella scuola d’oltreoceano mercoledì sera.

Strage in Florida, l’Fbi sapeva e non è intervenuta?

Un orrore che forse si poteva evitare. Un orrore che, a quanto sembra, era stato addirittura paventato e annunciato dai sospetti, dai timori tradotti in atti di diffida,dalla diffidenza dichiarata nei confronti di quel giovane, dal comportamento così strano e dagli atteggiamenti così minacciosi. Un orrore di cui oggi dovrà rispondere anche l’Fbi, avvertito per tempo di quanto sarebbe potuto accadere, e sospettato oggi di aver volutamente assunto quell’atteggiamento inerziale, forse sintomo di una politica comportamentale dichiaratamente ostile a Donald Trump e cinicamente indirizzata – proprio lasciando che la strage alla Parkland High School si compisse – a far additare il presidente e la sua politica sulle armi, come responsabile dell’eccidio. E invece stavolta la strumentalizzazione spara a vuoto: lo choc e il dolore per quanto compiuto dal 19enne studente americano con la complicità silente dell’Fbi, solleticato eppure immobile e sordo a ogni tipo di richiamo superano di gran lunga demagogiche dissertazioni e inutili inquisizioni. E così, proprio mentre spuntano, ormai a profusione, nuove sequenze e ultime istantanee del massacro, il governatore della Florida chiede le dimissione del direttore dell’Fbi.

Chieste le dimissioni del direttore del Bureau

Dunque, Fbi sott’accusa per la strage avvenuta al liceo Parkland in Florida. Il governatore, Rick Scott, ha chiesto le dimissioni del direttore dell’Fbi, Christopher Wray, in seguito all’ammissione del Bureau di non aver agito malgrado le diverse segnalazioni ricevute a più riprese sul conto del killer, Nikolas Cruz. L’Fbi, incredibilmente reo confesso, ha infatti ammesso di non aver fatto nulla quando, per esempio, il 5 gennaio scorso una persona vicina all’autore della strage si fece avanti per denunciare alcuni suoi comportamenti inquietanti, o quando un utente di Youtube segnalò come rilevanti e quanto meno da dover essere attenzionati, alcuni post sui social. Non solo: in base a quanto riferito in queste ore, tra gli altri, dal sito del Tgcom 24, «lo sceriffo della Contea di Browars, Scoott Israel, ha inoltre affermato che negli ultimi anni erano state effettuate circa venti chiamate per denunciare il 19enne Nikolas Cruz e i suoi atteggiamenti che destavano continue preoccupazioni tra i conoscenti. “Saranno effettuate verifiche sulla gestione delle chiamate”, ha affermato lo sceriffo». Insomma, molti aspetti del terribile massacro vanno ancora chiariti: a partire proprio dalle responsabilità di chi, come l’Fbi, era stato allertato, e non si è mosso per tempo.

 

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