ProVita: «Non arrendiamoci all’aborto, la scienza prenatale salva la vita»
Non solo l’aborto: di fronte a una diagnosi prenatale che prospetta malattie per il bambino che sta per nascere ci sono anche altre possibilità. Le offre la scienza, ma si tratta di una realtà ancora oggi troppo poco valorizzata, messa all’angolo da una prevalente “cultura dello scarto” che spinge le donne verso l’interruzione di gravidanza. Per questo, realtà associative e mediche impegnate nel fronte della difesa della vita hanno lanciato una campagna per far conoscere anche l’altro volto degli interventi che si possono fare prima che un bambino nasca. L’iniziativa è stata presentata in un incontro dal titolo “La scienza prenatale: il nuovo servizio sociale alla famiglia”.
La scienza può risolvere le problematiche prenatali
L’obiettivo dell’iniziativa, promossa dalla Fondazione Il cuore in una goccia Onlus e da ProVita Onlus, è far capire che «la medicina prenatale e perinatale è già una realtà foriera di speranza» e che «quando la scienza e l’etica si uniscono, l’alternativa positiva si manifesta: la scienza medica può intervenire già prima della nascita per migliorare le condizioni del nascituro (persino per risolvere le problematiche sussistenti) o in ogni caso per accompagnare nel migliore modo possibile le madri e le famiglie coinvolte». «Spesso le opzioni che vengono presentate a una donna, o a una famiglia, che è alle prese con una gravidanza difficile sono di tipo puramente negativo: interrompere la gravidanza», ha sottolineato Roberto Corbella, presidente dell’associazione “Per Roma”, che ha ospitato l’incontro nella propria sede. «Si pensi – ha proseguito – all’ipotesi in cui al bambino in utero vengano diagnosticate patologie o malformazioni. La scienza e l’etica tuttavia ci indicano un’altra strada: l’intervento volto a migliorare le condizioni di vita del feto e quando possibile persino a risolvere le problematiche prenatali e perinatali».
Un hospice perinatale per curare e accompagnare
Quello proposto per le madri e le famiglie non è solo un percorso di sostegno culturale ed emotivo, ma anche medico. «Oggi c’è sottile induzione all’aborto anche quando si fa una diagnosi senza dare speranza e senza applicare i progressi della scienza. Scienza che ha fatto enormi progressi: bambini che fino a 15 anni fa erano considerati terminali con i progressi medici oggi hanno una speranza di sopravvivenza del 84%», ha spiegato il professor Giuseppe Noia, accademico di fama internazionale, nonché ginecologo e direttore dell’Hospice Perinatale – Centro cure palliative prenatali – S. Madre Teresa di Calcutta al Policlinico Gemelli, una struttura medica rivolta proprio alle famiglie che hanno avuto una diagnosi prenatale difficile. «La risposta che vogliamo dare è scientifica e umana-solidale. La parte scientifica con le cure palliative prenatali e con la terapia fetale, e la parte umana con la Fondazione “Il Cuore in una Goccia Onlus”». «Entrambi gli aspetti – ha spiegato Noia – si realizzano nel hospice perinatale: la scienza cura e, quando non può curare, accompagna. Possiamo intervenire direttamente sul feto nel grembo della madre, come un vero e proprio paziente, anche con analgesia per il dolore fetale. E, dalla nostra esperienza, abbiamo visto che nel 60% dei casi la “condanna” fornita in fase iniziale non era vera». «Dare speranza – ha dunque concluso Noia – è possibile, nel rispetto della preziosità della vita di ogni essere umano».
L’impegno di ProVita Onlus
«Siamo stati tutti piccoli bambini indifesi nel grembo materno e che, se siamo nati, è grazie alla scelta delle nostre mamme di non abortire», ha ricordato il presidente di ProVita Toni Brandi, consegnando al professor Noia un assegno da 10mila euro per le attività della Fondazione Il Cuore in una Goccia Onlus. Toni Brandi ha dichiarato che l’assegno «è il risultato della generosità dei sostenitori di ProVita, i quali hanno partecipato alla campagna natalizia denominata “Aiuta a far nascere il Bambino”». «ProVita vuole così contribuire a realizzare interventi diagnostici e terapeutici a beneficio di bambini nel grembo materno, ad applicare trattamenti perinatali e a promuovere attività di ricerca sulle cause della trisomia 21», ha proseguito Brandi, ricordando che tra l’altro che in Italia c’è scarsa informazione sui «rischi per la salute fisica e psicologica delle donne derivati dall’aborto», un tema su cui ProVita ha anche lanciato una petizione.