Nave Eni fermata dai turchi, la Farnesina si sveglia solo dopo 24 ore
È inaudito il caso della piattaforma dell’Eni, la Saipem 12000, che ha ieri ha dovuto interrompere il viaggio verso Cipro perché fermata dalla Marina militare turca. Ma ancora più inaudita è l’esasperante lentezza del governo Gentiloni. Una nota della Farnesina è arrivata solo 24 ore dopo l’incresciosa iniziativa militare turca: il ministero degli fa sapere che tutti i «passi diplomatici» verranno compiuti pe «risolvere il caso della nave Eni». È una lentezza scandalosa perché l’Eni è uno dei pochi asset strategici conservati ancora dallo Stato italiano. Aggredirlo è aggredire il nostro Paese nel vitale settore dell’energia. L’insipienza del governo non deve d’altra parte stupire, visto l’atteggiamento rinunciatario (piuttosto arrendevole verso gli interessi stranieri) tenuto dagli esecutivi italiani da troppo tempo a questa parte.
La minaccia di Erdogan
Ma vediamo di capire che cosa sta accadendo: le trivellazioni del gruppo Eni nell’area intorno a Cipro sono contestate da Ankara. Proprio pochi giorni fa, in occasione della sua visita a Roma, Erdogan si era detto contrario a operazioni del gruppo Eni nel Mediterraneo orientale. «I lavori (di esplorazione) del gas naturale in quella regione rappresentano una minaccia per Cipro nord e per noi», aveva detto il “sultano”. Si dà però il caso che l’autoproclamata repubblica di Cipro Nord non sia riconosciuta dalla comunità internazionale e che Cipro faccia parte dell’Unione europea. A questo punto è legittima la domanda: che c’è venuto a fare Erdogan a Roma? E conseguentemente: che cosa ci ha raccontato il governo Gentiloni?
Le attività dell’Eni a Cipro
Vale anche la pena ricordare che l’Eni è presente a Cipro dal 2013. L’Ente nazionale idrocarburi detiene interessi in sei licenze situate nell’acque economiche esclusive della repubblica (nei Blocchi 2, 3, 6, 8, 9 e 11), cinque in qualità di operatore. Solo qualche giorno fa il gruppo ha annunciato di aver effettuato una scoperta di gas nel Blocco 6, nell’offshore di Cipro, attraverso il pozzo Calypso 1. Si tratta – è stato spiegato – di una promettente scoperta di gas e conferma l’estensione del tema di ricerca di Zohr nelle acque economiche esclusive di Cipro. Anche se «per una valutazione accurata delle dimensioni della scoperta, sono richiesti nuovi studi e un programma di delineazione».
L’Eni dà fastidio agli avversari dell’Italia nel Mediterraneo
La verità è che l’Eni, fin dai tempi di Enrico Mattei, dà fastidio a chi pretende di ignorare il ruolo geopolitico dell’Italia nel Mediterraneo. Troppi (e da troppo tempo) sono gli interessi di potenze straniere che vorrebbero comprimere il nostro ruolo in un’area ricchissima di risorse energetiche. E non c’è soltanto la Turchia. C’è anche la Gran Bretagna. Guardacaso, un povero ragazzo italiano, Giulio Regeni, ricercatore presso la britannica Univerisità di Cambridge è stato mandato allo sbaraglio in Egitto proprio quando l’Eni aveva scoperto al largo del grande Paese mediorentale il più grande giacimento di gas naturale del Mediterraneo. Il problema è che l’opinione pubblica italiana non è messa in condizione di conoscere quanto sia cruciale, per tutti noi, la partita energetica del Mediterraneo.
La Turchia pensa alla geopolitica, l’Italia no
Ankara ha mire dirette su quella zona del Mediterraneo, e considera la presenza dell’Eni (e di Total) un’interferenza sulla propria politica energetica. Nell’interesse geopolitico di Erdogan c’è fare pressioni su Nicosia per far sì che le sue riserve energetiche siano condivise con la parte di Cipro filo-turca (e tutto si complica con la presenza di potenti attori esterni). Morale della favola: Erdogan pensa agli interessi geopolitici della Turchia, anche con atti che rasentano la pirateria. L’Italia di Gentiloni no. A tutt’altre faccende è affaccendata.
Il bradipo al governo non sa che la geopolitica per l Italia è vita.
Il ministro che se ne occupa è Angelino Alfano, all ultimo mese della sua avventura polica?