Macerata, dai cori antifascisti insulti anche ai Caduti di Nassiriya

11 Feb 2018 20:11 - di Giacomo Fabi

Non si sono fatti mancare niente quanto a odio e a violenza verbale i vigliacchetti del cosiddetto antagonismo in corteo ieri a Macerata. E, come da copione, a parte qualche eccezione (Il Giornale, Libero e il Resto del Carlino), i media italiani hanno fatto a gara ad ovattare, minimizzare e persino ad ignorare gli slogan contro il Giorno del Ricordo ritmati sulle note di un vecchio successo di Raffaella CarràMa che belle son le foibe da Trieste in giù»). È una storia vecchia di almeno mezzo secolo e che ha visto nel tempo i nostri apparati di sicurezza rincorrere e/o infiltrare l’estremismo nero (spesso sacche di disperazione politica travestita da ideologia o “duri e puri” al soldo di servizi deviati) mentre pasceva quello rosso, allevato addestrato e foraggiato dall’Est comunista, e che presto, con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, avrebbe cambiato la storia d’Italia. Se in una cosa Marx ha ragione, è quando scrive che «la storia si ripete solo in grottesco». Niente di più vero se si considera che se gli estremisti rossi di ieri erano muniti almeno di un progetto, ancorché delirante, i loro tardi (e ritardati) epigoni non riescono ad andare al di là del già detto («fascisti carogne, tornate nelle fogne») e del già visto (lanci di oggetti sulle forze dell’ordine). Tutta qui la loro rivoluzione. Del resto, è tutto in un pistolero ammantato di tricolore il «pericolo del fascismo che torna». Nulla di più ridicolo. Ma non per questi “resistenti” da barzelletta, fin troppo consapevoli che a urlare slogan contro i “fascisti” o a parodiare canzonette, caricandole di odio, con tanto di macabra dedica agli italiani infoibati hanno solo da guadagnare. Sanno che nessuna autorità, nessun Grasso, nessuna Boldrini troverà tempo e forza per sussurrare una parolina di semplice censura. Nessuno stupore, quindi, se i loro insulti sono caduti come pioggia acida anche sui nostri 19 soldati caduti Nassiriya, in Iraq, nel 2003. «A Macerata fa freddo e piove, a Nassiriya fa meno 19», è stato il creativo contributo della “meglio gioventù” ad una manifestazione voluta per gridare “no” ad ogni forma di violenza. Esclusa quella verbale, evidentemente, visto che a nessuno degli organizzatori è venuto in mente di far tacere quei cori senza vergogna. Giusto per non farsi mancare niente.

 

 

 

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