L’Iraq chiede 100 miliardi di dollari per ricostruire: ma i soldi del petrolio?
Servono cento miliardi di dollari, ovvero 81 miliardi di euro, per la ricostruzione delle infrastrutture dell’Iraq, distrutte nell’ambito della guerra al sedicente Stato Islamico (Isis). Lo ha confermato oggi il governo di Baghdad, mentre la Commissione nazionale per l’investimento ha pubblicato una lista di 157 progetti per i quali l’Iraq solleciterà un finanziamento. Ora, l’Iraq ha una produzione di petrolio di 4.448.000 barili al giorno. Ha le quinte più grandi riserve mondiali di petrolio, che rappresentano quasi il 18% delle riserve del Medio Oriente e quasi il 9% delle riserve mondiali. Perché ci viene a chiedere i soldi a noi? E questo in vista della conferenza dei donatori che si terrà in Kuwait dal 12 al 14 febbraio, in collaborazione con la Banca mondiale. Saranno un centinaio le aziende americane private che parteciperanno alla conferenza prevista a Kuwait City. Tra i progetti presentanti da Baghdad figura la ricostruzione dell’aeroporto di Mosul, con un costo stimato superiore a 500 milioni di euro. L’Isis aveva eletto Mosul, seconda città dell’Iraq dopo la capitale, come sua roccaforte. I progetti più cari riguardano due linee ferroviarie, una di 500 chilometri tra Bagdad e la città meridionale di Bassora per un costo di 13,7 miliardi di dollari, e l’altra tra Bagdad e Mosul nel nord Iraq per 8,65 miliardi di dollari. Inoltre è stata presentata la proposta di costruire una metropolitana nella capitale irachena per un costo di otto miliardi di dollari. Previsti anche investimenti notevoli nell’industria petrolifera e in quella petrolchimica, oltre che nel settore dell’agricoltura.