Legnini (Csm): “Per le toghe che sbagliano le sanzioni non bastano”

21 Feb 2018 14:48 - di Redazione

Toghe che sbagliano, le sanzioni non bastano. Lo sottolinea il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, in un’intervista al Messaggero. «Con la riforma dell’ordinamento giudiziario – dice Legnini – il procedimento di incompatibilità si limita ad intervenire sulle condotte incolpevoli, riservando all’azione disciplinare quelle colpevoli. Abbiamo di recente riformato il procedimento volto ad accertare le incompatibilità, rendendolo più certo e spedito. E i primi risultati li stiamo cogliendo in queste settimane. Tuttavia, occorre una seria riforma legislativa di tale strumento se si vuole che il Csm intervenga con tempestività ed efficacia su ogni situazione di lesione del prestigio e della indipendenza della magistratura non ricompresa nelle fattispecie disciplinari previste dalla legge».

Legnini: “Le norme vanno cambiate”

«Mi auguro – dice – che nella prossima legislatura il Parlamento possa riformare l’istituto dell’incompatibilità ambientale e funzionale, innanzitutto eliminando il vincolo del carattere incolpevole delle condotte che limita fortemente la portata e l’incisività dell’intervento del Csm». Legnini pensa che «occorra promuovere una riflessione circa la possibilità, per il Consiglio, di impiegare regole deontologiche al fine di valutare i percorsi di carriera dei magistrati, sostanzialmente utilizzando questi dati e fatti per valutarne l’operato in senso largo». In altre parole, osserva ancora, «al Consiglio spetta di applicare la legge e la sua normativa secondaria riguardo al sistema disciplinare e alle incompatibilità; ma se il legislatore non interverrà con le riforme, le condotte ricomprese in quella zona grigia a cui mi sono riferito potranno, al più, essere valutate nell’ambito degli altri procedimenti affidati al Csm: tra questi, in particolare, le valutazioni o il conferimento di incarichi direttivi e semidirettivi».

«Legnini conferma le ragioni di Forza Italia»

«Se anche il vice presidente del Csm pone al Parlamento l’esigenza di una revisione delle norme sulle sanzioni disciplinari dei magistrati una ragione ci sarà. Quella di Legnini è una voce autorevole, certo per il ruolo che ricopre ma, soprattutto, per la conoscenza che ha maturato al vertice Csm su questo specifico tema». Così Francesco Paolo Sisto, deputato e capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia, commmenta l’intervista di Legnini.

«Legnini è una voce autorevole»

«Non mi sembra – ha aggiunto Sisto – che Legnini chieda un aggravamento delle sanzioni. Ritiene che il sistema debba essere modificato, per garantire che vi sia l’adeguatezza delle sanzioni e la rapidità dell’accertamento dei fatti. Implicitamente Legnini si duole della confusione che esiste tra le competenze del ministro della Giustizia e Csm, invocando una razionalizzazione della divisione dei compiti».  «Ma l’aspetto centrale è la necessità di rendere riconoscibile il rapporto tra l’errore del giudice e la sanzione disciplinare. Una richiesta di razionalizzazione non è un crucifige nei confronti dei magistrati ma la sollecitazione per un intervento equilibrato al fine di invocare più chiarezza e meno margini di libera interpretazione delle regole».

 

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