Iran, impiccato un ragazzo: aveva ucciso un uomo all’età di 15 anni
Amnesty International si è detta oltraggiata per l’esecuzione, avvenuta il 30 gennaio in Iran, del 22enne Ali Kazemi, che era stato condannato a morte per un omicidio commesso quando aveva solo 15 anni. L’esecuzione, nella provincia di Busher, ha avuto luogo senza informare l’avvocato di Kazemi, come invece prevede la legge iraniana, sottolinea in una nota l’organizzazione. “Portando a termine questa esecuzione illegale, l’Iran ha reso manifesto che desidera mantenere la vergognosa reputazione di Paese leader al mondo per le esecuzioni di minorenni al momento del reato – ha dichiarato Magdalena Mughrabi, direttrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord – Siamo di fronte a un attacco frontale ai diritti dei minori, tutelati dal diritto internazionale che vieta in ogni circostanza l’uso della pena di morte nei confronti di minorenni al momento del reato”. “Il capo del potere giudiziario deve intervenire immediatamente e istituire una moratoria ufficiale sulle esecuzioni dei rei minorenni. Il parlamento di Teheran deve riformare il codice penale per proibire l’uso della pena di morte dei minorenni al momento del reato”, ha sottolineato Mughrabi. Ali Kazemi era stato condannato alla pena capitale per aver accoltellato a morte un uomo, nel marzo 2011, durante una rissa. All’epoca aveva solo 15 anni. Secondo quanto appreso da Amnesty International, la direzione del carcere e l’ufficio del procuratore hanno “tormentato la famiglia di Kazemi con informazioni contraddittorie”. Il 29 gennaio, ricostruisce il comunicato, i familiari di Kazemi sono stati avvisati che l’esecuzione avrebbe avuto luogo il giorno dopo e sono stati convocati per un’ultima visita al congiunto; in serata, però, è stato detto loro che l’esecuzione era stata sospesa. La mattina del 30 gennaio – prosegue ancora la nota – sono stati rassicurati in merito, ma a mezzogiorno hanno appreso che la condanna a morte era stata eseguita.