I palestinesi: sì ai negoziati. Ma intanto proclamano il “giorno della rabbia”
“Una vergognosa provocazione e parole irresponsabili”. È così che il portavoce ufficiale della Presidenza dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Nabil Abu Redeineh, ha definito le dichiarazioni attribuite dal giornalista israeliano Barack Ravid a fonti americane secondo cui il presidente dell’Anp Mahmoud Abbas “continua a rifiutarsi di andare al tavolo dei negoziati”. “Ribadiamo il fatto che non abbiamo mai rifiutato nessuna proposta di negoziati con l’obiettivo di applicare la soluzione dei due Stati e non abbiamo mai rifiutato i negoziati in via di principio”, ha detto Abu Redeineh, assicurando che i palestinesi “sono saldi al principio di negoziati seri come via per giungere all’instaurazione di uno Stato palestinese con capitale Gerusalemme secondo i confini del 1967”. Intanto almeno 22 palestinesi sono rimasti feriti negli scontri con le forze di sicurezza israeliane scoppiati oggi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Lo ha riferito il ministero palestinese della Sanità, precisando in una nota che 13 feriti si contano nell’enclave palestinese e nove in Cisgiordania. Decine di manifestanti, inoltre, hanno ricevuto cure dopo aver inalato gas lacrimogeni. Gli scontri sono scoppiati dopo la preghiera del venerdì in quello che è stato ribattezzato un nuovo “giorno della rabbia” contro la decisione del presidente Usa, Donald Trump, di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele.