Giro di vite contro il dissenso in Kenya: arresti e tv oscurate dal regime
La polizia keniota ha arrestato un membro de Parlamento che ha partecipato all’investitura simbolica del leader dell’opposizione Raila Odinga. Lo ha riferito alla Dpa Norman Magaya, il segretario generale della National Super Alliance, meglio conosciuta come Nasa, spiegando che TJ Kajwang è stato fermato da poliziotti in borghese fuori dal tribunale Milimani di Nairobi. Kajwang era salito sul palco accanto a Odinga alla simbolica cerimonia di giuramento che si è svolta martedì a Uhuru Park. Magaya ha detto di non sapere quali sono le accuse contro Kajwang ma l’arresto arriva poco dopo che il governo ha annunciato l’avvio di un’azione legale contro coloro che sono stati coinvolti nella cerimonia di ieri. Di fronte a migliaia di sostenitori, Odinga si è auto-proclamato “presidente del popolo” senza alcuna autorizzazione delle autorità, perché ritiene che il governo del presidente Uhuru Kenyatta sia illegittimo perché frutto di elezioni “fasulle”. Intanto tre delle più grandi stazioni televisive del Kenya rimarranno off-air fino a nuovo avviso perché avevano programmato di trasmettere l'”investitura” non ufficiale del leader dell’opposizione Raila Odinga a Nairobi. Il ministro degli Interni Fred Matiang’i ha detto ai giornalisti che le emittenti rimarranno chiuse fino a quando le indagini non saranno state completate. Due giorni fa le autorità keniote hanno oscurato i segnali delle principali emittenti televisive e radiofoniche perché – come si legge in una dichiarazione che circola sui social media – la trasmissione dell’evento, descritta come un tentativo di “sovvertire o rovesciare” il governo, “avrebbe portato alla morte di migliaia di innocenti keniani”. Di conseguenza, Ntv, Ktn e Citizen Tv sono stati disattivate. I giornalisti kenioti hanno denunciato la mossa come oltraggiosa e in una dichiarazione hanno chiesto “rispetto della costituzione” e la fine della “intimidazione senza precedenti dei giornalisti”. L’organismo di regolamentazione, il Media Council of Kenya, ha descritto la recente svolta degli eventi come “la più grande minaccia e aggressione alla libertà di espressione e dei media nella recente storia del Kenya”, affermando che non è necessario mantenere chiuse le emittenti mentre è in corso un’indagine. “Questo corrode i progressi finora realizzati nello sviluppo di un’industria dei media libera e responsabile e non dovrebbe mai accadere in una democrazia robusta come quella di cui si vanta il Kenya”, ha detto in un post su Facebook l’organizzazione, per la quale “come garantito dalla Costituzione, la libertà dei media dovrebbe essere custodita gelosamente in ogni momento”. Ma il ministero dell’Interno ha ribadito che si tratta di una “grave violazione della sicurezza”.