Gene Kelly, re del musical e mito del tip tap scomparso il 2 febbraio di 22 anni fa (VIDEO)

2 Feb 2018 15:20 - di Bianca Conte

La naturalezza con cui riusciva a danzare con un ombrello o a volteggiare su un marciapiede stretto. L’eleganza con cui piroettava intorno a un lampione, scivolava sullo schienale di un divano o saltava su e giù da una sedia. Persino quando si limitava a scorrazzare dentro una pozzanghera sembrava eseguire una coreografia. Del resto, stiamo parlando di Gene Kelly, la quintessenza del musical hollywoodiano, ispirazione per amici e compagni di set, e spettacolo per tutti, come si evince chiaramente, ancora oggi a distanza di decenni, soprattutto da quell’insuperabile, intramontabile, inimitabile numero di Cantando sotto la pioggia.

Gene Kelly, un mito senza tempo

E allora oggi, a 22 anni esatti dall’addio di gene Kelly alle scene della vita, abbandonate in un giorno di sole del 2 febbraio 1996, ci piace ricordarlo proprio in Cantando sotto la pioggia, mentre si diverte a danzare nell’acqua, in quella sequenza del musical di cui l’attore, ballerino e coreografo ha firmato la regia a quattro mani con Stanley Donen, e che ha scritto una pagina indelebile della storia del cinema. Quando, a passi di tip tap e a suon di piroette, esprime al ritmo di danza scandito dalle gocce di pioggia, un amore per il ballo declinato al cinema da lui celebrato come pochi altri al mondo. Anzi, da lui condiviso a livelli eccelsi forse solo da Fred Astaire e Ginger Rogers. Una passione e un talento, quelli riconosciuti a Gene Kelly da Hollywood prima di tutti, che nel 1951 lo insignì di un Oscar onorario «in apprezzamento della sua versatilità come attore, cantante, regista e ballerino, e in particolare per i suoi spettacolari successi nell’arte della coreografia cinematografica». Premio che, peraltro, gli venne nuovamente consegnato durante la cerimonia degli Academy Awards del 1984, dopo che la statuetta andò perduta in un incendio che aveva distrutto la residenza dell’attore l’anno precedente. Un successo intercontinentale, il suo, che da Los Angeles, da dove l’American Film Institute inserì Kelly al quindicesimo posto tra le più grandi star della storia del cinema, fino a Berlino – che nel ’56 incoronò l’attore e ballerino con un Orso d’oro per il film Trittico d’amore – passando per Parigi, che  gli intitolò la Légion d’honneur nel 1960, tutto, performances e riconoscimenti ha contribuito a solennizzare il mito: quello di un uomo capace di volare sui suoi passi e di danzare con il cuore.

 

 

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