Dj Fabo, niente assoluzione per Cappato. Deciderà la Corte costituzionale
È il giorno della verità per la vicenda processuale legata al suicidio assistito di dj Fabo in Svizzera. I giudici di Milano hanno deciso di trasmettere gli atti su Marco Cappato alla Corte Costituzionale. L’esponente radicale, leader dell’associazione Luca Coscioni, infatti è accusato di aver aiutato a morire Fabiano Antoniani, in arte dj Fabo, il 40enne che il 27 gennaio 2017 ha scelto di lasciarsi morire, a due anni e otto mesi dall’incidente in auto che lo ha reso cieco e tetraplegico. Il tribunale di Milano sceglie una terza via tra l’assoluzione e la condanna. Sia l’accusa che la difesa avevano chiesto l’assoluzione e, in subordine, la trasmissione degli atti alla Consulta sollevando una questione di legittimità costituzionale sul reato di aiuto al suicidio, «perché in contrasto con il diritto fondamentale della dignità della vita».
Dj Fabo, Cappato dovrà aspettare
Il verdetto, destinato a fare storia, era molto atteso. Non ha dubbi il pm Tiziano Siciliano: «Se Fabiano avesse avuto 30 secondi di piena mobilità, lui avrebbe utilizzato questo tempo per mettere fine alle sue sofferenze e rimpossessarsi del suo diritto alla dignità», quindi – sostiene – «l’essere stato il suo “autista” non può costare una condanna all’esponente dei Radicali. «Io mi rifiuto di essere l’avvocato dell’accusa, io rappresento lo Stato e quindi anche Marco Cappato», aveva detto nell’ultima udienza in aula chiedendo in ultima istanza di passare le carte alla Consulta. Per Siciliano, insomma, Cappato non avrebbe rafforzato la volontà di dj Fabo, «fermissima e autonomamente maturata», come dimostrerebbero il video della sua intervista tv o la testimonianza della madre Carmen e della fidanzata Valeria.
Il suicidio assistito in Svizzera
Da solo, il 27 febbraio 2017 in una stanza di una clinica vicino a Zurigo, Fabiano preme con i denti il pulsante che inietta nel suo corpo la sostanza letale. In subordine la pubblica accusa aveva avanzato «una richiesta di legittimità costituzionale» sull’articolo 580 del codice penale di cui l’imputato deve rispondere, che è stata accolta dai giudici milanesi. In caso di condanna, invece, la trasmissione degli atti perché si possa procedere contro «la mamma, la fidanzata, il notaio che ha firmato il testamento biologico, il medico che lo ha dichiarato capace di intendere e di volere» e chiunque -–chiede l’accusa quasi in tono di sfida – abbia aiutato dj Fabo. Cappato, che guidato l’auto fino in Svizzera, chiede invece un’assoluzione che comprenda il suicidio assistito anche in Italia (finora è vietato). «Piuttosto che essere assolto per un atto giudicato irrilevante preferirei essere condannato. Altro sarebbe essere assolto per incostituzionalità del reato». Esulta l’associazione Luca Coscioni che non esita ad ammainare, anche lei, la bandiera dell’antifascismo. «È un’occasione senza precedenti per superare un reato introdotto nell’epoca fascista», fa sapere. Per Mario Riccio, invece, il medico che staccò il respiratore a Piergiorgio Welby «è una grande notizia, è la migliore delle soluzioni possibili».