Dell’Utri scrive dal carcere: «Contro di me ancora crudeltà giudiziaria»
«Sono amareggiato, più che sorpreso, per l’ennesimo atto di crudeltà giudiziaria compiuto dal tribunale di sorveglianza di Roma e lamentato anche da diversi detenuti nelle mie stesse, se non peggiori, condizioni». Lo scrive Marcello Dell’Utri in una lettera consegnata ai suoi difensori Alessandro De Federicis e Simona Filippi, dopo che martedì scorso il tribunale di sorveglianza diRoma ha respinto la richiesta di scarcerazione per gravi motivi di salute. Una decisione motivata con il pericolo di fuga, per il fatto che l’ex senatore di Forza Italia «è in grado di deambulare».
Per Dell’Utri «nessuna forma di terapia effettiva»
«Contro ogni obiettivo esame della situazione patologica il tribunalesi prodiga in una motivazione fantasiosa che non può trovare accoglimento in una normale intelligenza e in un animo sereno», si legge ancora nella lettera di Dell’Utri, che sottolinea che «ancora più mi meraviglia il fatto che nulla è stato disposto perché mi sia praticata una forma di terapia effettiva, idonea e concreta, compatibile con il mio stato e in rapporto alla motivazione devo ribadire che la storia della latitanza in Libano è una leggenda vera e propria per cui ho chiesto ai miei difensori di far acclarare una volta per tutte la verità dei fatti».