Berlusconi demolisce i Cinquestelle: «Di Maio? Una barzelletta»

13 Feb 2018 13:46 - di Valerio Falerni

Arriva insolitamente in ritardo Silvio Berlusconi all’appuntamento con la Confcommercio guidata da Carlo Sangalli. Ma farsi perdonare è arte in cui il Cavaliere eccelle, e non si smentisce neanche questa volta trovando nel tifo per il Milan il trait d’union che lo lega al leader dei commercianti italiani: «Vedo che il vostro presidente Sangalli non ha perso il sorriso, anche se il Milan ci ha fatto venire un gran mal di stomaco…». Una battuta che è anche l’esordio del suo intervento di fronte ad esercenti e negozianti, rappresentanti di una delle categorie più provate dalla crisi di questi anni.

Berlusconi ospite della Confcommercio

Berlusconi lo sa e non ci mette niente ad immedesimarsi con la platea: «Io – ha detto – sono qui da imprenditore che parla agli imprenditori. Ho letto il vostro documento, è fatto molto bene. Garantisco che i punti di Confcommercio faranno parte del programma di Forza Italia». L’ex-premier spazia su tutti i temi dell’agenda politica senza risparmiare giudizi a dir poco tranchant sugli avversari. Definisce Luigi Di Maio «una barzelletta» e si dice pronto ad espatriare in caso di governo dei Cinquestelle: «Vuol dire – ironizza – che spedirò una cartolina al presidente da un posto lontano, come credo molti di voi…». Più articolata la sua analisi sul Pd, di cui evidenzia soprattutto le difficoltà elettorali («è un treno dal quale stanno tutti scendendo tutti, è al 20 per cento e qualcosa ed è uscito dalla competizione») pur aggiungendo, magnanimo, che la crisi di consensi «non è solo colpa di Renzi».

«Anche se incandidabile, resto sempre il leader»

Sistemati gli avversari, Berlusconi passa in rassegna il centrodestra, la cui vittoria dà per scontata e ribadisce lo schema del governo che ha in mente: «Pensiamo a un esecutivo di 20 persone e a 12 che vengono dal mondo dell’impresa, delle professioni. Penso a manager, esponenti della società civile che hanno dimostrato nella vita di saperci fare e di fare cose concrete e apprezzabili da tutti». Prima del governo, però, c’è ancora una campagna elettorale da fare e non pochi angoli da smussare all’interno della coalizione. E a chi gli fa notare che a volte la sua alleanza non è esattamente un esempio di coesione risponde che il centrodestra è «una coalizione di partiti, non un partito unico». L’incontro con la Confcommercio è anche l’occasione per scaricare le amarezze subite in questi anni: la condanna, l’affidamento ai servizi sociali, la decadenza dal Senato, il bunga-bunga . Ciò nonostante, rivendica, «sono sempre il leader in testa rispetto agli altri, anche se sono incandidabile. Per fortuna ora si è cominciato a capire che sono tutte balle».

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