Sacchetti bio, il consumatore potrà portarseli da casa ma non riutilizzarli
“No al riutilizzo dei ‘sacchetti bio’ quando si acquista frutta e verdura al supermercato, ma sì all’impiego di buste monouso nuove che il cittadino può portare da casa, risparmiando”. Questa la posizione ufficiale del ministero della Salute, espressa all’Adnkronos Salute da Giuseppe Ruocco, segretario generale del dicastero di lungotevere Ripa, che interviene nel dibattito sui sacchetti a pagamento dal 1 gennaio 2018. “Il problema inizialmente non era sanitario, bensì ambientale – ricorda Ruocco – poi il ministro dell’Ambiente ci ha chiesto un parere che verosimilmente sarà inserito in una circolare unica Ambiente-Salute. Non siamo contrari alla possibilità che il cittadino trovi altre fonti sue di approvvigionamento di sacchetti, più economiche o addirittura gratuite. Ma dobbiamo allo stesso tempo assicurare il mantenimento dell’igiene e della sicurezza dei locali. Dunque, diciamo che si possono portare dall’esterno dei sacchetti purché siano nuovi e non riutilizzati. E ovviamente siccome la responsabilità dell’igiene dei locali è in capo agli esercenti, gli dobbiamo lasciare la facoltà di verificare che si tratti realmente di sacchetti nuovi. Dobbiamo cercare di contemperare le esigenze di libertà e di sicurezza”, conclude.
La polemica sulle nuove norme non accenna a diminuire. Arriva infatti anche un esposto del Codacons a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia. “Chiediamo alle Procure di aprire indagini sul territorio alla luce del possibile reato di truffa, verificando il comportamento di ipermercati, supermercati ed esercenti nella vendita dei sacchetti biodegradabili – spiega il presidente Carlo Rienzi – Questo perché stanno arrivando segnalazioni da parte dei consumatori di tutta Italia che denunciano come il costo degli shopper venga loro addebitato anche in assenza di acquisto dei sacchetti, in modo del tutto illegittimo”. In sostanza, rileva il Codacons, “se un consumatore decide di acquistare un prodotto ortofrutticolo sfuso senza imbustarlo, ad esempio un ananas, un mango o anche una sola mela, al momento della pesatura la bilancia emette uno scontrino che contiene già al suo interno l’addebito di 2 o 3 centesimi di euro per il sacchetto di plastica – denuncia il Codacons – Una pratica del tutto illecita, che potrebbe configurare l’ipotesi di truffa, dal momento che viene addebitato al consumatore un bene (lo shopper) che egli non utilizza, e che dimostra come il provvedimento sia in realtà una tassa sul consumo”.
L’associazione infine annuncia una istanza d’accesso al Mise per conoscere quali aziende producono bio-shopper in Italia, quali sono i loro profitti e l’entità delle tasse pagate nel nostro paese, ed eventuali rapporti tra i vertici di tali società e membri del Governo e del Parlamento.
Scusate Codacons o altri . . qualcuno potrebbe spiegarmi come mai non è consentita l’alternativa di buste di Carta ad uso alimentare ? Visto che stiamo parlando di Biodegradabilità ?