Riaperte le ricerche del Boeing 777 malese: un mistero irrisolto da tre anni
Dall’Isis al pilota suicida, dal guasto inspiegabile alle ipotesi fantascientifiche che vedono coinvolti persino gli alieni. La storia della Boeing 777 della Malaysia Airlines è entrata di diritto come il caso più misterioso della storia dell’aviazione civile. Anche per queste ragioni il governo malese ha approvato una nuova missione per tentare di ritrovare i rottami del volo 370 comparso tre anni e mezzo fa nell’Oceano indiano.
Il velivolo stava volando da Kuala Lumpur a Pechino con 227 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio quando è misteriosamente sparito nell’Oceano indiano. Malaysia, Cina e Australia hanno interrotto le ricerche, durate 1.046 giorni, l’anno scorso. In queste ore è arrivato l’annuncio del ministro dei trasporti, Liow Tiong Lai, che un’azienda americana ha messo a disposizione un’imbarcazione per continuare a cercare i rottami dell’aereo.
Tra le ipotesi c’è il suicidio pianificato dal pilota
Tra le ipotesi più inquietanti, c’è quella che vede come protagonista tragico il pilota del Boeing, Ahmad Zaharie. L’uomo, meno di un mese prima dell’incidente, aveva effettuato con un simulatore casalingo un volo suicida con una rotta simile a quella che si ritiene abbia seguito il volo Mh370 scomparso nell’Oceano Indiano meridionale. Se l’ipotesi fosse confermata, si tratterebbe di un caso analogo al volo Germanwings 9525 tra Barcellona e Dusseldorf, fatto schiantare nel marzo 2015 sulle Alpi francesi dal co-pilota Andreas Lubitz, affetto da depressione. Secondo una rivista Usa, la rivelazione, che la Malaysia avrebbe cassato da un lungo documento pubblico sull’indagine, è “la prova più evidente che Zaharie fuggi’ con l’aereo in un atto premeditato di suicidio-omicidio”. Il documento riferisce che dopo la scomparsa dell’aereo le autorità della Malaysia consegnarono all’Fbi gli hard disk usati dal comandante per registrare sessioni di volo su un elaborato simulatore di volo casalingo.