Pg Bologna: ecco perchè i criminali preferiscono le carceri italiane

27 Gen 2018 13:52 - di Redazione

La questione la pone il Pg di Bologna: “Deve far riflettere -dice- l’entusiasmo con il quale, una volta catturato in Spagna, Norbert Feher, noto come ‘Igor il russo‘, ha fatto sapere di accettare l’estradizione in Italia, visti gli sconti di pena che il nostro sistema gli potrebbe riconoscere. Come sappiamo, lui – il sistema penitenziario italiano – l’ha già provato”. Così il procuratore generale di Bologna, Ignazio De Francisci, scrive nella sua relazione, redatta in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario. “Purtroppo, il trasferimento dei detenuti stranieri all’estero, perché scontino la pena nei Paesi d’origine, è ostacolato dalla tendenza di certa giurisprudenza ad assecondare la ‘preferenza’ degli stranieri per le carceri italiane anche quando non ve ne sarebbero i presupposti – continua De Francisci -. Così capita di leggere provvedimenti (di giudici non del distretto) in cui la misura di sicurezza della espulsione prevista per gli stranieri, anche ‘comunitari’, in caso di condanna a più di due anni, è rifiutata sul rilievo che era già prevista l’applicazione, dopo la pena, della misura della libertà vigilata e l’allontanamento pregiudicherebbe la radicata e stabile presenza in Italia del condannato”.   Nel caso di specie, spiega il procuratore generale, “il ‘radicamento’ consisteva nel fatto che l’individuo, da più di un anno in carcere, senza moglie né figli, con madre e fratelli all’estero, senza lavoro e con alcune pene da scontare, di cui una ad oltre quindici anni, aveva dichiarato di voler aderire alla religione dei ‘Testimoni di Geova’, conosciuti durante la detenzione e ai quali si sarebbe avvicinato”. Ma anche la Corte di Cassazione secondo De Francisci “non risparmia sorprese: il ricorso del Procuratore Generale de l’Aquila, che si era lamentato per l’omessa applicazione, da parte del Giudice, della misura della espulsione, è stato rigettato sul rilievo che una valutazione negativa di pericolosità (presupposto per la misura) può essere implicita e se il Giudice nulla aveva detto, evidentemente la valutazione era stata negativa. Una decisione molto singolare nel momento in cui riconosce che l’assenza di motivazione, in una sentenza, non è più motivo di ricorso per cassazione”.   Altro orientamento giurisprudenziale che suscita seria preoccupazione, continua il procuratore generale di Bologna, “è quello per il quale, in ossequio ai soliti principi europei, non si dà esecuzione al m.a.e (il mandato di arresto europeo) quando le carceri del paese estero non offrono gli standard minimi previsti dalle regole europee”.   “Quindi l’Italia non solo è diventata un Paese importatore di detenuti stranieri – conclude De Francisci – che preferiscono il nostro sistema a quello del loro paese, ma diventerà ben presto una sorta di ‘paradiso penale’ per i latitanti rumeni e di tutti gli altri paesi dell’Est”.

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