L’enigma di Von Hofmann, il musicista di Hitler. Nazista, libero o innamorato?

26 Gen 2018 19:00 - di Luca Maurelli

«Se gli uomini danzano con la morte qualcuno deve pur condurre la musica». Conduceva lui, Kristof Von Hofmann, quando in platea c’era il Fuhrer e in Europa il nazismo imponeva la sua marcia trionfale. La musica, come la pittura, era lo svago dell’uomo col baffetto che voleva prendersi il mondo ma che amava conquistare anche gli artisti in grado di esaltare il proprio ego e testimoniare la potenza della grande Germania: uomini spesso di valore, di talento, ma anche ammiccanti, disponibili, complici, arrendevoli. Come il più grande direttore d’orchestra della storia della musica, Herbert Von Karajan, assolto benevolmente dalla storia ufficiale, come il suo grande nemico e rivale, Kristof Von Hofman, che al talento univa quella fede nazista che invece la storiografia ufficiale, scritta dai vincitori, non gli ha mai perdonato. Chi era Von Hofmann? Oggi, da un libro a fumetti raffinato e colto, arrivano delle risposte non banali a domande complesse. Il maestro, quando fingeva di suonare con gioia il Parsifal “nazista” dell’odiato Wagner, faceva lo stesso sforzo di quando mostrava una semplice curiosità intellettuale nel chiedere del destino degli ebrei ma in realtà si macerava?

L’ambigua figura di Von Hofmann e la sua storia di nazista che si ritrova disorientato dalla deportazione di una famiglia ebrea amica, riemerge implacabile e forte come un Adagio di Beethoveen (altro musicista amatissimo dai nazisti”) in una accuratissima “graphic novel” firmata da Francesco Moriconi, romano, classe 1969, e dal fumettista Emiliano Albano, napoletano, classe 1989, autori di un primo “movimento” (cui seguiranno altre due puntate) dal titolo “A casa prima del buio” (Aurea Editoriale, pp. 189, 16,90 euro) fumetto storico ambientato tra il 1942 e il 1943 e realizzato con l’utilizzo di documenti inediti, come i diari dello stesso musicista. Il volume, oltre a riaprire gli interrogatori sul ruolo collaborazionista svolto dal direttore d’orchestra durante il nazismo, accende anche una luce psico-sociologca sul fenomeno di innamoramento collettivo di un popolo fondato sulla suggestione della superpotenza teutonica ma anche sul meccanismo (che opera anche ai giorni nostri) dell’abuso di potere di chi antepone se stesso il proprio senso di appartenza e di fedeltà al rispetto della dignità umana. Spie, lacché, funzionari più realisti e nazisti del Fuhrer. “Ormai nel Terzo Reich le assoluzioni degli amici valgono più di quelli dei preti…”, dice il maestro nel pieno delle attività di indagine su di lui, che nel libro a tinte gialle è al centro anche di alcuni omicidi di donne che fanno da sfondo alla sua paura che le sue frequentazioni ebraiche siano scoperte.

Ma Von Hofmann sa muoversi, coltiva relazioni, coglie opportunità, come quando gli viene offerta la direzione dell’orchestra di Vienna tanto cara a Hitler e già epurata dagli ebrei. E lui accetta, invece di andar via dalla Germania, come il precedente titolare di quel podio. Opportunismo o necessità di non destare sospetti? Interrogativi laceranti e senza risposta, esattamente come quelli sul popolo tedesco. Ma per Kristof il tormento interiore ce l’ha in casa, nascosto in soffitta, nella sua città natìa, dove si si è ritirato a vivere dopo la morte della moglie. La bomba è lei, una ragazzina di 15 anni sfuggita alla deportazione della famiglia di amici deportati del musicista: lui la protegge, rischia la sua integrità nazista e la sua incolumità fisica per tenerla al riparo delle SS mentre continua a darle lezioni di piano, le parla, la ascolta, forse se ne innamora ma resiste al richiamo della carne fino a quando lei non si intrufola e prova a smascherarlo, invano, poi tenta la ribellione, invano, anche qui. La ragazza è il frutto di un amore che rende Kristof un carceriere? O è la metafora del suo inconfessabile rifiuto del nazismo, il maestro è cotto o pentito, freddo o paralizzato, cinico o umano?

Il fumetto si svolge a Strengberg, paesino austriaco che il disegnatore Emiliano Albano, “raffinato e sensibile” nella definizione dello sceneggiatore, ha dovuto ricostruire al buio vista l’impossibilità di trovare immagini su libri o sul web. “Quella di Von Hofmann è una storia che meritava di essere raccontata – spiega Moriconi – e noi abbiamo cercato di farlo con estrema franchezza”. Ai lettori il compito di entrare nel “lager” costruito da Von Hofmann per la piccola Ester. Che forse, però, era un’isola felice per lui.

Il trailer in un video

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