Il pm: «Cappato va assolto, non ha aiutato Dj Fabo a morire in Svizzera»
Marco Cappato va assolto dall’accusa di aver aiutato Fabiano Antoniani, noto come dj Fabo, a morire in Svizzera con il suicidio assistito. Perché «non ha in alcun modo rafforzato il proposito suicidario di Fabiano, lo ha semplicemente rispettato». Così il pm Sara Arduini spiega, in uno dei passaggi della sua requisitoria nel processo all’esponente dei Radicali, imputato a Milano perché Cappato va assolto.
Secondo il pm, infatti, Cappato non ha influito sulla scelta del dj Fabo, rimasto tetraplegico e cieco dopo un incidente stradale, «anzi ha tentato di rallentare» quella volontà «coinvolgendolo nella lotta politica» sul tema del suicidio assistito e «parlando della possibilità italiana» di interrompere le cure. Non solo, nelle testimonianze sentite durante il processo, emerge che l’esponente dei Radicali che ha guidato l’auto per raggiungere la clinica Dignitas, è rimasto fuori dalla stanza quando dj Fabo ha ingerito il veleno, nella «procedura esecutiva, nella prescrizione e nella preparazione del medicinale non è intervenuto. Cappato non ha avuto nessun ruolo».
La volontà del 40enne dj «era granitica», sostiene il pm, come mostra il video in cui è lo stesso dj Fabo a dire «nessuno può farmi cambiare idea» oppure «chiamerò un sicario», il suicidio «è una vittoria per me». L’autonomia e la consapevolezza «è stata valutata dai sanitari svizzeri che lo hanno visitato per due volte, sulla volontà di intendere e volere non c’è alcun dubbio, non ha mai sofferto di depressione, la sua è stata una volontà piena», chiosa il pm prima dell’intervento del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano che si appresta a chiedere l’assoluzione per Cappato.
La pubblica accusa chiede quindi l’assoluzione dell’esponente dei Radicali, «perché il fatto non sussiste», in subordine avanza «una richiesta di legittimità costituzionale» sull’articolo 580 del codice penale, istigazione o aiuto al suicidio di cui Cappato deve rispondere, e in caso di condanna,«non vedo come questo sia possibile, la trasmissione degli atti» perché si possa procedere, contro «la mamma, la fidanzata, il notaio che ha firmato il testamento biologico, il medico che ha dichiarato Fabiano capace di intendere e di volere e perché no altri soggetti che hanno dato un apporto materiale, consapevoli del fatto che avrebbe agevolato» dj Fabo nel raggiungimento del suicidio. «Perché no – dice in modo provocatorio il procuratore aggiunto – anche il portinaio del palazzo che ha tenuto la porta aperta per far passare la sedia a rotelle e ha salutato Fabo» prima del suo viaggio in Svizzera. Una frase che ha scatenato un breve applauso del pubblico presente in aula.