Dalla Libia schiaffo all’Italia: no ai soldati italiani. Ma non erano amici?
“Nessun colloquio in corso su un incremento della presenza militare italiana” in Libia. È quanto assicura il capo del Comitato congiunto italo-libico per il contrasto all’immigrazione irregolare, Tareq Shanbour, secondo cui “durante i nostri incontri pregressi con il ministero dell’Interno italiano e con quello della Difesa non è stato discusso questo argomento”. In questo modo, Shanbour smentisce quanto circolato in precedenza su un incremento della presenza militare italiana a Misurata, che la commissione Difesa e Sicurezza nazionale nel Parlamento di Tobruk aveva condannato come “violazione della sovranità dello Stato libico da parte dell’Italia”, chiedendo al parlamento italiano di “chiarire la sua posizione, soprattutto alla luce del precedente rifiuto dell’Italia di qualsiasi presenza militare in Libia”. “Presto si terrà una riunione con la controparte italiana per discutere questioni in sospeso tra i due Paesi” e che riguardano “l’addestramento e il sostegno tecnico agli apparati di sicurezza e militari libici”, precisa Shanbour. “Siamo in attesa della visita di una delegazione italiana nella città di Ghat, nel sud della Libia, per fissare le necessità dei centri di monitoraggio dei confini sudoccidentali, secondo i piani di sicurezza e militari libici”, aggiunge. In concomitanza con il voto in parlamento per il rinnovo delle missioni internazionali per il 2018, l’Italia ha annunciato la fusione della Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia ‘Ippocrate’ con quella a sosteno della Guardia costiera libica e che si occuperà soprattutto di addestramento e di ricostruzione delle infrastrutture.