«Calci e sberle per aver fatto il mio dovere». Parla il capotreno condannato
«Mi sono beccato calci e sberle per aver fatto rispettare le regole e sono stato pure condannato. È meglio che non ci pensi». Il capotreno Andrea Favaretto è stato condannato a 20 giorni di pena per tentata violenza privata e il tribunale ha trasmesso gli atti alla procura perché lo indaghi per abuso d’ufficio. La vicenda risale a oltre due anni fa: Favaretto, veneziano di 51 anni, avrebbe costretto un nigeriano a scendere dal treno alla stazione di Santa Giustina (Belluno) perché non gli faceva vedere il biglietto. Ora racconta la sua storia al Corriere della Sera.
Capotreno condannato: «Non sono razzista»
Il collega del regionale precedente lo aveva avvertito che in stazione gironzolavano alcuni nigeriani che erano stati appena fatti scendere dal treno. «Quando l’ho visto a bordo gli ho chiesto il biglietto – ha spiegato – una, due volte, ma lui era sempre al cellulare e non mi dava retta. Ho così pensato di prendere il suo borsone e portarlo a terra, in modo che scendesse anche lui». Il nigeriano è andato su tutte le furie e lo ha aggredito. «Mi ha preso a calci e sberle facendomi cadere gli occhiali – ha continuato – io ho chiamato i carabinieri per poi risalire sul treno che doveva ripartire. Oh, io non sono razzista, faccio il mio lavoro e cerco di farlo bene con tutti, italiani o stranieri che siano».