«Vuoi fare il magistrato? Metti la minigonna». Bufera sul consigliere di Stato
«Per fare del male c’è chi usa la violenza, c’è chi usa il potere, chi il denaro, lui ha usato la legge. Al posto del randello si è servito dei carabinieri. E mia figlia, nel silenzio che le aveva imposto per contratto, stava per morire». A parlare, come riporta il Corriere, è il padre della studentessa vincitrice di una borsa di studio per un corso di preparazione al concorso in magistratura. La studentessa si è ritrovata schiacciata da un contratto capestro: che metteva il suo professore, il consigliere di Stato Francesco Bellomo, nella condizione di reclamare il diritto di governare anche lati intimi della sua vita. La vicenda, rivelata dal Fatto Quotidiano e Il Mattino, ha già avuto un esito clamoroso. L’organo di autogoverno del Consiglio di Stato, Cpga, cui il padre si è rivolto con una lettera, ha optato per la sanzione più dura: la rimozione di Bellomo dalla magistratura. In attesa del parere finale dell’adunanza, il Consiglio di Stato ha trasmesso gli atti alla procura di Roma.
Le accuse
Come si legge sul Mattino, il giudice avrebbe imposto una sorta di “dress code” per i suoi alunni e le sue alunne, in occasione di corsi e di convegni organizzati e avrebbe preteso per sé una sorta di “clausola del fidanzato”, che consisteva nel valutare il quoziente intellettivo del partner delle proprie alunne.
Bellomo: «Sono tutte menzogne»
Accuse, come si legge sul Corriere, che il magistrato respinge: «Non posso raccontare i fatti, perché sono tenuto al silenzio, ma non sono come li hanno descritti. Anche se lo fossero però sarebbe solo una vicenda di costume», spiega Bellomo, un passato come magistrato ordinario in Sicilia, ora al Consiglio di Stato, molto stimato. Nell’atto di incolpazione si legge la sua reazione alle accuse che ritiene false: «Datemi la possibilità di contro-esaminare chi mi accusa e usciranno dall’aula piangendo per le menzogne che hanno detto».
Il padre della studentessa: «Fa terra bruciata»
Come si legge ancora sul Corriere il padre della ragazza non lo teme. «Lui ha denunciato anche me. È la sua tecnica, fa terra bruciata. Ma io devo difendere mia figlia. Lei — spiega — era stata insieme con Bellomo (a questo punto non so quanto volontariamente o per contratto). Com’era successo anche ad altre, lui poi raccontava particolari intimi delle sue relazioni sulla rivista a disposizione degli studenti. Peggio della gogna del web, perché poi i tuoi compagni sanno se hai dormito con questo o l’altro, se sei stata brava, se il tuo fidanzato è un deficiente. Era obbligata al segreto. Sapeva che lui fa causa e le vince tutte e la clausola era da 100mila euro. Quando non voleva più andare è stata denunciata anche lei. Ma una borsa di studio non dovrebbe essere un premio a cui poter rinunciare? Invece lui l’ha fatta cercare dai carabinieri. Noi non sapevamo nulla. La vedevamo deperire. È alta 1,72 era arrivata a 41 chili. Un giorno, all’arrivo dei carabinieri, è svenuta. L’abbiamo dovuta ricoverare. A quel punto ho cominciato a investigare».