Tillerson-Casa Bianca: rapporti sempre più tesi. Il segretario di Stato contro Kushner
Dopo le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi a proposito di un possibile avvicendamento ai vertici del dipartimento di Stato e della Cia tra Tillerson e Pompeo voluto dalla Casa Bianca, – una cambio della guardia che avverrebbe secondo il New York Times tra gli altri, verso la fine dell’anno o l’inizio del 2018 – una cosa è ormai certa: il rapporto tra Trump e il segretario di Stato americano è ormai deteriorato e ulteriormente messo a dura prova in queste ore dal ruolo che il genero e consigliere del presidente, Jared Kushner, starebbe avendo con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.
Tillerson in allarme: rapporti segreti tra Kushner e il principe saudita?
Il segretario di Stato americano Rex Tillerson è infatti sempre più allarmato da quelli che considera contatti segreti Kushner e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. A scrivere di questa ulteriore crisi interna e tensione personale tra Tillerson e la Casa Bianca è Bloomberg, citando tre persone a conoscenza dei timori del capo della diplomazia americana, secondo cui al centro dei contatti tra Kushner e Mbs (l’acronimo con cui il figlio del re Salman è conosciuto) ci sarebbe le creazione di uno Stato palestinese o di un territorio sostenuto finanziariamente da alcuni Paesi, tra cui l’Arabia Saudita, che investirebbero decine di miliardi di dollari nel progetto. La preoccupazione di Tillerson – intorno al quale continuano ad aggirarsi voci su una sua possibile sostituzione, nonostante le smentite di Donald Trump, che le ha definite una fake news – è che Kushner non abbia condiviso tutti i dettagli delle sue trattative con il dipartimento di Stato, lasciando all’oscuro i funzionari che si occupano della regione, e che questi negoziati possano causare ulteriore caos nella regione. «Il problema è che il consigliere del presidente non si consulta con il dipartimento di Stato – ha rivelato in queste ultime ore una delle fonti – e non è neanche chiaro il livello di consultazioni che ha con il Consiglio per la sicurezza nazionale. E questo è un problema sia per il dipartimento di Stato, che per il Consiglio di sicurezza, ed è qualcosa che non si può risolvere facilmente». Tra i timori di Tillerson c’è anche quello che i leader sauditi – dopo il gelo seguito agli anni dell’amministrazione Obama – possano usare i contatti con il marito di Ivanka Trump per riguadagnare influenza alla Casa Bianca ed il sostegno degli Stati Uniti per le loro politiche nella regione, come nella guerra in Yemen o nell’“offensiva” contro il Qatar.
Rapporti tesi tra Trump e Tillerson: rumors, conferme e smentite
A monte di tutto, tra timori e smentite, indiscrezioni e piani segreti, c’è una sola verità accreditata al momento: il rapporto tra Donald Trump e Rex Tillerson è ormai sul filo del rasoio, al punto che rumors sempre più insistenti continuano a paventare nonostante la smentita ufficiale di Trump arrivata 48 ore fa, la possibilità che il presidente Usa possa decidere alla fine di sostituire nelle prossime settimane il segretario di Stato con l’attuale direttore della Cia, Mike Pompeo. Tra gli altri, a ipotizzare quello che sarebbe un imminente cambio della guardia al vertice è stato soprattutto il New York Times che, citando fonti dell’amministrazione Usa che avrebbero chiesto di mantenere l’anonimato, nei giorni scorsi ha rilanciato la notizia non confermata. Notizia che vorrebbe Pompeo a sua volta rimpiazzato alla guida della Cia dal senatore repubblicano dell’Arkansas Tom Cotton. E in tutto questo, mentre si cercano conferme al piano ipotizzato dal New York Times e a detta della sua indagine giornalistica messo a punto dai funzionari della Casa Bianca, non è ancora chiaro se tutto abbia già avuto il via libera definitivo da Trump. Le indiscrezioni riferiscono comunque di un rapporto ormai logoro tra il presidente e Tillerson, la cui disparità di vedute su molte questioni internazionali, dall’Iran alla Corea del Nord, passando per il rapporto con i Paesi arabi, ha portato ad una crescente emarginazione del segretario di Stato all’interno dell’amministrazione.