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Tallio nell’erba per tisane, così in 3 sono morti e 5 sono in ospedale

Tallio nell’erba per tisane, così in 3 sono morti e 5 sono in ospedale

Cronaca - di Roberto Frulli - 5 Dicembre 2017 alle 16:01

Tracce di tallio in quantità superiore alla soglia minima di sicurezza sono state trovate in una tisana “campionata” a casa di Alessio Palma e Maria Lina Pedon, i due coniugi ultraottantenni di Nova Milanese, in provincia di Monza, ricoverati da metà novembre per avvelenamento da tallio.
I due anziani sono solo gli ultimi due casi, in ordine di tempo, che si sono verificati all’interno della stessa famiglia, nella quale sono morte tre persone e cinque, in totale, sono finite in ospedale. I due coniugi sono i suoceri di Domenico Del Zotto, fratello di Patrizia Del Zotto, deceduta a ottobre. A causa del tallio, erano morti anche Gioia Maria Pittana, 87 anni, madre di Patrizia e moglie di Giovanni Battista, 94 anni, anche lui deceduto per lo stesso motivo.

La tisana “al tallio“, contenuta in una terrina priva di marca e di indicazioni che ne attestino la provenienza, è stata “campionata” dai tecnici dell’Agenzia Tutela Salute per la provincia di Monza e Brianza, nel corso dell’ultimo sopralluogo effettuato dai carabinieri.

Gli esiti dei test, eseguiti a Torino presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale, hanno evidenziato la positività al tallio di alcune “erbe da infuso” non di fabbricazione commerciale, su cui sono in corso verifiche per risalire a chi potrebbe averle preparate.

Utilizzato un tempo come veleno per i topi e per le formiche e poi entrato in disuso per la sua altissima tossicità e per i numerosi incidenti che ne sono derivati, il tallio è, comunque, utilizzato dall’industria nella produzione di vetri e semiconduttori. L’avvelenamento si manifesta con la perdita dei capelli ed è sufficiente un grammo per uccidere una persona tanto che in passato è stato largamente utilizzato per compiere omicidi: è, infatti, incolore, non ha sapore e si scioglie facilmente in acqua. Per contrastare l’avvelenamento può essere usato, in alcuni casi, il cosiddetto “Blu di Prussia“.

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5 Dicembre 2017 alle 16:01