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Sempre più alto il rischio dei terroristi tra i clandestini che sbarcano

Sempre più alto il rischio dei terroristi tra i clandestini che sbarcano

Cronaca - di Redazione - 5 Dicembre 2017 alle 19:44

Non si può escludere il rischio dei foreign fighters tra i clandestini. “Noi rifiutiamo l’equazione tra immigrazione e terrorismo, ma per l’evoluzione che c’è stata del conflitto nell’area siro-irachena non possiamo certo trascurare che soggetti in fuga possano in qualche maniera infiltrarsi”. Lo ha detto Lamberto Giannini, il direttore del Servizio centrale antiterrorismo nel corso del convegno Terrorismo e Radicalizzazione, organizzato dal Centro di ricerca sulla sicurezza ed il terrorismo (Crst). “Occorre evitare che ci siano dei blocchi distinti e delle suddivisioni tra buoni e cattivi, quello che noi riteniamo importante è conoscere, grazie anche al lavoro dell’intelligence, quelli che sono i momenti e i posti più a rischio e lì poter indirizzare meglio che altrove i controlli”. Non blocchi ma controlli, spiega Giannini, indicando che le zone maggiormente a rischio “sono quelle di conflitto da cui le persone fuggono. Persone che hanno diritto di essere assistite”. “Come cercare di far fronte alle infiltrazioni? A mio avviso – afferma Giannini – la soluzione è la massima collaborazione internazionale e tra tutti i player sul piano nazionale. Scambio di informazioni, utilizzo del personale sia delle agenzie che delle forze di polizia ma anche Europol per poter vagliare caso per caso e cercare di indirizzare la ricerca con l’obiettivo di scoprire infiltrati: questo è un sistema efficace”. “Il tema degli informatori, delle fonti è tra i più delicati e i più rischiosi in assoluto”, dice ancora Giannini, “perché più la fonte è buona, più è addentro a certi ambienti e quindi a rischio. In Italia abbiamo una garanzia su questo genere di attività, ovvero la collaborazione tra le forze dell’ordine e in particolare le attività del Comitato analisi strategica antiterrorismo. Tra agenzie intelligence, Arma, Polizia e Dap si fa un incontro costante, settimanale, e si vanno a valutare insieme i profili di sicurezza, di rischio e della minaccia. Con questo scambio costante si vanno a sommare le informazioni, c’è la condivisione di una notizia: questo sistema consente di ridurre il rischio di un doppio gioco da parte delle fonti”.

(Foto la Stampa)

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5 Dicembre 2017 alle 19:44