La riforma delle intercettazioni? Inutile e forse anche non costituzionale

29 Dic 2017 16:03 - di Redazione

“Maggiore equilibrio fra rispetto delle esigenze investigative, tutela della privacy e diritto all’informazione: il governo attua la delega di cui alla legge 103/2017 e vara definitivamente la riforma delle intercettazioni di conversazioni o comunicazioni con l’obiettivo di contemperarne l’importanza strategica a interessi tutelati dalla Costituzione”. Lo fa sapere una nota del ministero della Giustizia. “Il decreto legislativo approvato oggi dal Consiglio dei ministri – osserva ancora la nota – rivede infatti le disposizioni in materia confermando il ruolo delle intercettazioni come fondamentale strumento di indagine, ma al tempo stesso disciplinando con precisione il procedimento e le responsabilità della selezione delle comunicazioni intercettate, in modo da impedire l’indebita divulgazione di fatti e riferimenti a persone estranee all’oggetto dell’attività investigativa”.

Ma la riforma viene bocciata da tre ex ministri della Giustizia: “Diritti della difesa a rischio e dubbi sulla costituzionalità” per Francesco Nitto Palma, per Clemente Mastella un impianto appena “discreto”, mentre parla di “un problema etico che la legge non risolverà”, Roberto Castelli. Tre ex ministri della Giustizia commentano, non nascondendo critiche, le nuova norma appena varata dal Consiglio dei ministri in tema di intercettazioni. Per Francesco Nitto Palma, titolare della Giustizia nel 2011, alcuni punti della nuova legge sono criticabili: siamo di fronte a “una forte compressione del diritto di difesa”, sottolinea, aggiungendo come ci siano rischi di “incostituzionalità per la norma che prevede l’uso del trojan per i reati contro la pubblica amministrazione”. Un caso in cui mi pare chiaro che “siamo fuori delega” dice ancora, riferendosi alla possibilità di utilizzare, nei dispositivi elettronici portatili, quali smartphone e tablet, virus-spia per le registrazioni anche in ambito domiciliare. Per Clemente Mastella, titolare della Giustizia con Prodi, nel 2006, le nuove norme “sono cose a mezz’aria, che non soddisfano nessuno”. “Spero che le regole previste vengano messe in pratica, sia salvaguardando la privacy dei cittadini che le esigenze investigative”, aggiunge, giudicando la legge varata solo “discreta”. “Non basta una legge, servirebbe invece una forte etica”, è la convinzione dell’ex ministro leghista Roberto Castelli, che spiega come “la riforma è inutile visto che c’è sempre un problema deontologico” di fronte “a persone che lasciano filtrare le intercettazioni, girandole ai giornalisti, con i magistrati che dicono che non sono loro a darle, ma c’è sempre qualcuno che le conosce”. Per l’ex Guardasigilli dei governi Berlusconi II e III “la legge sarà una delusione, perché non raggiungerà lo scopo che si è prefissato, anche se devo dire che mi pare ci sia stato un miglioramento rispetto al malcostume di qualche anno fa”.

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