Il fisco non si ferma davanti a niente: potrà “rubare” anche le nostre password
Che nessuna si senta al riparo. Il fisco, per contrastare le evasioni e andare a caccia di proventi non dichiarati, potrà entrare nei nostri smartphone, nei nostri tablet, nei “cloud” che raccolgono i nostri dati personal e finanziatr “catturando” le password e utilizzandole per accedere alle banche dati. Al punto cinque della nuova Circolare operativa numero 1/2018 diramata dal Comando generale della Guardia di Finabza, in vigore il primo gennaio 2018, c’è scritto, in maniera esplicita, che le password dovranno essere richieste a chi è sottoposto a una verifica e nel caso di rifiuto potranno essere “rubate” con sistemi specifici e software raffinati. “È opportuno, in primis richiedere la collaborazione del verificato per l’acquisizione dei documenti memorizzati nel cloud e, in caso di diniego, procedere come segue: 1) estrazione basata sulle credenziali di accesso, 2) accesso ai dati su cloud di utenti privati utilizzando i nomi utente e le password del soggetto sottoposto a verifica, recuperati dai file personali, dalle rubriche di contatti o con altri mezzi di rilevamento”. Con tutti i mezzi, dunque. “A tale riguardo – c’è scritto nella circolare – si ritiene opportuno rimarcare che allorquando si procede all’estrazione dei dati dal cloud con i poteri di polizia tributaria occorrono particolari cautele procedurali nel caso in cui il magazzino virtuale dei dati non abbia matrice aziendale ma di natura strettamente privata (…) i dati verranno recuperati ovunque siano presenti, in considerazione dell’elevato tasso di dematerializzazione delle operazioni economiche e della difficoltà di applicare i tradizionali criteri di collegamento, fisici e territoriali per stabilire il luogo di tassazione degli utili delle imprese che vi ricorrono”.
Unica consolazione: se dalle verifiche non verrà fuori nulla di rilevante per il fisco, le password saranno restituite ai legittimi proprietari. Cioé, saranno avvisati che possono cambiarle.