Il “bello addormentato” della Boschi: così Renzi sta liquidando il Pd
Rasenta il sublime l’ostinazione con cui Maria Elena Boschi continua a negare quel che dopo l’audizione del presidente della Consob Giuseppe Vegas davanti alla Commissione d’inchiesta sulle banche è ormai di solare evidenza: il raggiro, da parte sua, del Parlamento in occasione del dibattito sulla mozione di sfiducia individuale (poi respinta) nei suoi confronti. Ricordate? Davanti ai deputati la Boschi dichiarò solennemente di non essersi mai interessata alle sorti di Banca Etruria, di cui suo padre Pier Luigi era vicepresidente. Oggi sappiamo che non è così e che in più di un’occasione (con Vegas) l’allora ministro ha perorato la causa della banca di papà. Lo ha fatto anche con Federico Ghizzoni, ex-ad di Unicredit. L’avesse rivendicato davanti alla Camera come un dovere imposto al politico dalla necessità di difendere l’economia di un territorio più e prima ancora che dall’amor filiale, si sarebbe certo attirata aspre critiche e dotti sermoni, ma in compenso avrebbe mostrato fegato e muscoli. Optò, invece, per la negazione totale, forse anche perché era la prima a rendersi conto che era stato soprattutto l’amor filiale, più che quello per il territorio, a dettarle la linea. E ora è giusto che ne paghi le conseguenze. Se non lo farà, le pagheranno in solido il suo partito, il Pd, ed il suo leader, quel Matteo Renzi la cui difesa a oltranza della Boschi ha da tempo superato il confine della razionalità e della convenienza politica. Continuerà a farlo? La candiderà ugualmente? E dove, nella “loro” Toscana, epicentro delle crisi bancarie, o in contrade più lontane ed elettoralmente più rassicuranti? Non è certo da queste colonne che potranno mai giungere consigli non richiesti al leader del principale partito della sinistra, ma di certo non gli sfuggirà che avere la Boschi a fianco in questa campagna elettorale sarà come affrontare un duello con un braccio ingessato. Per noi sarà un piacere. Per l’Italia sarà una vergogna.