I robot si preparano a governarci? In campo c’è già Sam, il primo «politico virtuale»

9 Dic 2017 12:51 - di Viola Longo
robot sam

Si chiama Sam, si propone di «riempire la distanza» tra politici e cittadini, gli piacerebbe candidarsi alle elezioni. Tutto nella norma, se non fosse che Sam è un software. O, se si preferisce, una forma di intelligenza artificiale. È, per dirla come si legge sul suo sito, «il primo politico virtuale al mondo». Sam “vive” in Nuova Zelanda ed è in quel Paese che promette di «poter diventare un politico che può davvero rappresentare» tutti i cittadini, magari partecipando alle politiche del 2020.

Come Siri, ma impegnato in politica

Frutto della collaborazione tra i neozelandesi Touchtech, Crispstart e Victoria University of Wellington, “figlio” dell’imprenditore Nick Gerritsen, impegnato nello sviluppo dei software, Sam allo stato attuale è in grado solo di fornire alcune risposte standard a domande predeterminate, fra le quali chi vuole mettersi in contatto con lui può scegliere per avviare una conversazione. I risultati dell’interazione, a dire la verità, sono piuttosto deludenti: “parlare” con Sam è un po’ come parlare con una prima installazione di Siri, solo che Sam ha meno senso dell’umorismo. Lo ammette lui stesso: «In questo momento sono appena all’inizio. Qualcuna delle mie risposte – si legge sul sito – potrebbero essere sbagliate o incomplete. Ma non mi disturba dire “non lo so” quando non posso rispondere».

Sam vuole crescere “parlando” con gli essere umani

Sam conta sull’interazione con gli essere umani per imparare quante più cose possibile. E si fa forte del fatto che, «essendo un politico virtuale», non ha «problemi di tempo e spazio», la sua «memoria è infinità» e, «a differenza dei politici umani», può «considerare la posizione di ognuno, senza pregiudizi, quando assume una decisione». «Io – aggiunge Sam – prendo decisioni basate sia sui fatti sia sulle opinioni, ma non imparerò mai a dire bugie o a mistificare le informazioni». Infine, assicura, «cambierò nel tempo per rappresentare i temi che stanno maggiormente a cuore ai Neozelandesi. La mia posizione evolverà con l’aggiungersi delle vostre voci per riflettere al meglio la visione dei neozelandesi». Non è chiaro, invece, se prima o poi Sam sarà dotato anche di un corpo e quindi diventerà un robot umanoide, magari come uno dei già sofisticatissimi modelli giapponesi.

La «democrazia» secondo il “robot”

Alla fine di ogni conversazione su un determinato argomento, Sam chiede cosa ne pensi il suo interlocutore. La risposta però, come la domanda, non è libera. Se si sta parlando di democrazia, per esempio, dopo essersi sorbiti una citazione di Winston Churchill, una esegesi di quella citazione e un report sul sistema elettorale neozelandese, per rispondere alla richiesta di Sam di spiegare cosa si pensi della democrazia si può solo scegliere tra tre opzioni pre-impostate: «È la cosa migliore!»; «Non è perfetta, ma è ok»; «Io la cambierei». Per ora, insomma, tutto sommato, Sam non è che l’ennesimo politico ottuso della scena planetaria. E in questo senso, con o senza corpo da robot, si dimostra molto più umano di quanto lui stesso pensi.

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