Gridano “Viva il Duce” durante la Messa: denunciati un camionista e sua moglie

4 Dic 2017 14:43 - di Ginevra Sorrentino

Non c’è dubbio che sia anche la risposta plateale a leggi liberticide e, soprattutto, un’ossessione alimentata a suon di falsi scoop e finti allarmismi: e se in principio furono le polemiche contro il monumento a Graziani eretto dall’amministrazione comunale di Affile, come contro il lido balneare di Chioggia intestato a nostalgie proibite, dopo l’irruzione a tempo degli skinheads durante una riunione della rete “Como senza frontiere”, e la bandiera “incriminata” affissa alla parete di un ufficio della caserma dei carabinieri Baldissera, a Firenze,  sui media e nella aule istituzionali continua a tenere banco il risentimento mediatico, forzosamente anti e rigorosamente in linea con il clima da caccia alle streghe che la legge Fiano ha puntato a ricreare e diffondere.

Gridarono “Viva il Duce” durante la Messa: denunciati

E allora, ultimo caso – ma solo prima del prossimo che, di sicuro, non tarderà ad essere scovato nei meandri del privato di qualcuno pronto ad essere immolato sull’altare del revisionismo “a rischio” – ci sono i primi due denunciati per il blitz di ottobre, quando una ventina di nostalgici ha interrotto la messa che si stava celebrando nella parrocchia di Casella sulle alture di Genova. I carabinieri, infatti, hanno identificato Emilio Hromin, camionista di Casella, e sua moglie Claudia Ferrando, che – riporta puntualmente il sito dell’Ansa – «quel giorno avevano preso posto accanto all’altare e con il braccio alzato avevano gridato tre volte “a noi viva il duce”. Sotto gli occhi sbigottiti dei fedeli e del parroco don Stefano». L’iniziativa, che ha scaldato gli animi della piccola comunità e ridato vigore ai “fantasmi” evocati ad arte da Fiano e colleghi, come raccontato dagli stessi protagonisti «era scattata perché il parroco li aveva sgridati per avere appeso una bandiera con la Fiamma a una finestra di una stanza della parrocchia che aveva concesso loro per una festa. Bandiera che era stata vista dai fedeli che entravano in chiesa per la messa». La scomunica parrocchiale e la lettera scarlatta della comunità di fedeli, austeri osservanti del rito moderno intestato al  politically correct, anticipano allora altre sentenze pronte ad arrivare anche in altre aule. Intanto mentre la Boldrini si scandalizza per per la «Costituzione sporcata» e Renzi continua a invocare «condanne meno timide», bisognerebbe interrogarsi su come ovviare al fatto che un presente – quello sì – davvero cupo, incerto e penalizzante, induca sempre più gente a rimpiangere e rievocare un passato la cui unica “minaccia” può essere rappresentata dal confronto con la svilente realtà odierna.

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