Giù le mani dal Salone Margherita: da Gervaso e Pingitore appello per salvarlo

20 Dic 2017 18:22 - di Federica Parbuoni

È un gioiello del liberty, oltre che un teatro storico che funziona tutto l’anno. Eppure il Salone Margherita, che appartiene alla Banca d’Italia, è stato messo in vendita e rischia di andare incontro a un futuro incerto. «Penso che sia auspicabile, sotto ogni aspetto, un intervento del ministro Franceschini», è stato l’appello di Pier Francesco Pingitore, storico regista, tra l’altro, del Bagaglino, la compagnia di varietà che da decenni è anima del teatro di via dei Due Macelli.

Pingitore a Franceschini: «Intervenga»

Pingitore, che si unisce a un appello già lanciato anche da Roberto Gervaso, ricorda che il Salone Margherita è «un bene culturale e artistico» di grande valore e sottolinea che «non si capisce per quale ragione la Banca d’Italia voglia disfarsi di un pezzo del patrimonio artistico italiano e un esempio di teatro liberty unico in Europa, aperto dodici mesi all’anno». «È veramente inspiegabile – ha sottolineato Pingitore – che si voglia strangolare un teatro che ha un passato così glorioso che va dai primi del Novecento ad oggi».

Al Salone Margherita non solo cabaret

Nel teatro state realizzate produzioni artistiche che «per il Bagaglino e per il Salone Margherita durano da 50 anni. Forse qualcuno dovrebbe prendersi la briga di spiegare il motivo di questa scelta, e qualcuno dovrebbe prendersi la briga, molto più importante, di intervenire», ha detto ancora il regista, ricordando, inoltre, che al Salone Margherita «facciamo una stagione di cabaret, ospitiamo le compagnie e facciamo anche l’opera lirica». «Sono due anni che presentiamo una nostra versione completa della Traviata, che ha un gradimento enorme soprattutto da parte del pubblico turistico. In questo senso – ha spiegato Pingitore – siamo l’unica istituzione che possa accogliere e fornire un tipo di intrattenimento legato all’alta cultura musicale italiana».

Gervaso: «È un monumento nazionale»

Nel suo appello, affidato alle colonne del Messaggero, anche Gervaso aveva sottolineato che il Salone Margherita «non è un teatro come gli altri», ma «un monumento nazionale» e va difeso. «Vi si sono esibiti Fregoli e Petrolini, la Bella Otero e Anna Fougez, Totò e Aldo Fabrizi, e lo stesso Andreotti nei panni di Oreste Lionello. E tanti altri: da Pippo Franco a Martufello, da Valeria Marini a Pamela Prati», ha scritto ancora Gervaso, domandandosi «cosa sarà del Salone Margherita, lo ignoro: diventerà un supermarket, un emporio di jeans, un ristorante di lusso, una pizzeria, una discoteca?» «No, caro, carissimo ministro, lei deve difendere, e io con le poche forze che mi restano sarò sempre al suo fianco, questo superbo scrigno. Chiunque lo compri, lo lasci com’è».

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