Gerusalemme, dopo il riconoscimento i palestinesi scatenano la violenza

7 Dic 2017 14:36 - di Redazione

Un’ondata di scontri tra manifestanti e forze israeliane sta infiammando i Territori palestinesi all’indomani della decisione del presidente Usa, Donald Trump, di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Secondo quanto riferito dal sito Ynet, migliaia di dimostranti sono scesi in piazza rispondendo all’appello delle fazioni palestinesi, che hanno proclamato per oggi, domani e sabato tre “giornate della rabbia”. Centinaia di manifestanti hanno protestato, sventolando bandiere palestinesi, nella Città Vecchia di Gerusalemme, in particolare nella zona della Porta di Damasco. “Siamo pronti a sacrificare le nostre vite per al-Aqsa“, è stato uno degli slogan lanciati nel corso della manifestazione, durante la quale si sono verificati anche tafferugli. Proteste anti-Trump si sono registrate poi in tutte le principali città della Cisgiordania, da Ramallah a Jenin, da Hebron a Betlemme. In quest’ultima sono state lanciate pietre contro le forze di sicurezza che hanno reagito, mentre a Hebron ci sono stati incidenti nei pressi di un insediamento israeliano e nel quartiere di Bab al-Zawiyah. Nel timore di scontri violenti l’esercito dello Stato ebraico ha annunciato l’invio di rinforzi nell’area. Proteste anche nella Striscia di Gaza, dove decine di manifestanti si sono radunati nei pressi di due punti lungo il confine meridionale lanciando pietre contro i soldati. Nelle città dell’enclave palestinese i manifestanti hanno lanciato lo slogan “Morte all’America, Morte a Trump il pazzo” e bruciato pneumatici. Secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, alcuni manifestanti palestinesi sono rimasti feriti negli scontri con l’esercito israeliano scoppiati a est di Khan Younes: un manifestante è rimasto ferito da un colpo d’arma da fuoco e diversi altri sono rimasti intossicati dai gas lacrimogeni lanciati dai soldati israeliani di guardia al confine. La tensione nei Territori palestinesi, oltre che per gli incidenti, è alta anche per lo sciopero generale proclamato contro la decisione di Trump. Oggi sono rimasti chiusi tutti gli esercizi commerciali, le scuole e le istituzioni pubbliche e private, anche a Gerusalemme est.

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