Gerusalemme: 30 anni dopo la prima sta per scoppiare la quarta Intifada?

8 Dic 2017 12:06 - di Antonio Pannullo

Dopo l’annuncio di Donald Trump di riconoscere di fatto Gerusalemme come capitale d’Israele, i Paesi arabi – ma non solo loro – hanno scatenato un’offensiva senza precedenti contro la Casa Bianca e Israele, evitando accuratamente però di discutere nel merito della decisione di Trump. Il quale, in ogni caso, è abituato sin dalla campagna elettorale a essere solo contro tutti: contro la stampa, contro le tv, contro le cancellerie dei Paesi occidentali, contro i radical-chic alla Clinton, che hanno azionato immediatamente la solita grancassa e la macchina del fango contro una persona che non si allinea al politically correct che i poteri forti hanno gettato come una cappa omogeneizzante sull’intero pianeta. Stavolta non è diverso, ma potrebbe avere conseguenze più gravi, perché quella brace che copva sotto la cenere da decine di anni tra israeliani e arabi potrebbe divampare una volta per tutte. La nuova Intifada (“rivolta”) cade esattamente nel trentesimo anniversario della prima, quella delle pietre, che iniziò proprio il 9 dicembre 1987 a Gaza. Non è più il caso di stabilire chi abbia ragione e chi abbia torto, probabilmente entrambe le parti, il problema è di capire perché ebrei e palestinesi non possano coesistere pacificamente. E mentre gli estremisti palestinesi di Hamas, per bocca del loro leader Ismail Haniyeh, chiamano a una nuova Intifada incendiando tutta la regione, anche le principali organizzazionio internazionali si apprestano a dar man forte a chi scatena la violenza senza neppure tentare di dialogare. Gli Stati Uniti rafforzano la vigilanza nelle loro strutture in Medio Oriente e Israele si prepara a reprimere con la consueta durezza le varie proteste. Mentre l’Intifada monta. Difficile concepire un modo di agire più irrazionale e irresponsabile, da parte di tutti. Manifestazioni contro la decisione di Trump si stanno svolgendo in molti dei Paesi più musulmani al mondo, come Indonesia, Malaysia, Iran, ed è davvero difficile credere che siano manifestazioni del tutto spontanee. Israele è in stato di massima allerta nel timore di nuovi incidenti e proteste dopo le preghiere del venerdì a Gerusalemme e nei Territori palestinesi, a due giorni dall’annuncio del presidente americano. Un numero supplementare di poliziotti e militari è stato dispiegato sulla Spianata delle Moschee (Monte del Tempio per gli ebrei), ma al momento non sono previste limitazioni per i fedeli musulmani. Le forze di sicurezza si aspettano che alle preghiere partecipino decine di migliaia di persone e, secondo quanto scrive Ynet, il timore dell’intelligence israeliana è che possano entrare in azione “lupi solitari”. Questa mattina pietre sono state lanciate contro alcuni veicoli che transitavano sulla Route 443, che collega Gerusalemme a Tel Aviv attraverso a Cisgiordania, ma non sono stati registrati feriti. La prima Intifada durò sei anni: poi arrivarono la seconda, nel 2000, e la terza, quella cosiddetta dei coltelli. Migliaia di morti da entrambe le parti, in maggioranza palestinesi. quanto durerà quella che sta per scoppiare?

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