Deliveroo e Foodora: lavoratori digitali senza tutele secondo i sindacati

14 Dic 2017 19:48 - di Redazione

Ora la figura del fattorino in bici o in moto è riconosciuta dal contratto nazionale della logistica e i sindacati si accorgono dei lavoratori della gig economy, quella cioè dove si lavora on demand, sfruttando le offerte di siti, app e piattaforme web come Deliveroo e Foodora, che impiegano i cosiddetti rider, fattorini che portano cibo a pagamento direttamente dai ristoranti ai consumatori. Un’opportunità di lavoro che in tempi di crisi viene ritenuta allettante soprattutto da giovani e studenti, ma anche da persone che hanno perso l’impiego o che intendono “arrotondare”.

Il problema è che, in assenza di contratti veri e propri, queste figure sono prive di tutele sindacali. Non sono mancate infatti le proteste, dal basso, dei rider di Deliveroo e Foodora (che guadagnano in media 8 euro l’ora) e adesso anche i sindacati, lentamente, stanno acquisendo consapevolezza che il modello organizzativo va rivisto stabilendo regole meno penalizzanti. Per dire no al rischio del “caporalato digitale”.

Ne parla Alessio Gramolati (Cgil) su Linkiesta spiegando qual è ia suo avviso il problema per i fattorini 2.0: «Se è l’algoritmo che organizza il lavoro, che decide quando e come lavori, allora va inserito nella contrattazione, per eliminare i pericoli di discriminazione. Se l’algoritmo viene utilizzato ai fini del controllo, diventa uno straordinario mezzo di coercizione che riduce la libertà delle persone. Non c’è la persona che sceglie sul fronte del porto, ma c’è l’algoritmo. Ai lavoratori di Foodora, Deliveroo, Uber spesso viene negata la possibilità di lavorare sulla base della valutazione di un algoritmo. Sei sempre disponibile e hai buoni commenti? Puoi lavorare. Protesti e scioperi? Resti a casa”. Ma Foodora precisa che l’algoritmo non decide chi lavora, ma provvede solo a fare incontrare domanda e offerta: se il rider non accetta di svolgere la consegna, l’ordine viene passato a un altro rider.

Finora i lavoratori digitali si sono organizzati autonomamente (come nel caso dei rider di Deliveroo di Bologna e Milano) chiedendo una trattativa che metta al centro l’applicazione del contratto collettivo nazionale del settore trasporti e logistica, maggiorazioni per gli straordinari e copertura assicurativa. Al momento in Italia, tuttavia, la discussione sulla regolamentazione della gig economy è solo agli inizi.

 

 

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