Decapitato Gesù del presepe di Carpi: uno sfregio culturale che va oltre il vandalismo

28 Dic 2017 14:16 - di Prisca Righetti

Eccoli gli esiti della cultura della sottomissione al multiculturalismo e ai precetti dell’accoglienza coatta e sorda a qualunque richiamo al rispetto delle tradizioni di chi apre le porte e ospita. Eccole le conseguenze di scelte ottuse e inopportune che invocando il politically correct e integralisti richiami all’ordine a non offendere credi e usi altrui, hanno vietato ai bambini di cantare Astro del ciel nei nostri istituti scolastici e chiesto ad altri allievi di far sparire Gesù dalla canzoni e dalle recite di dicembre delle elementari. Ecco, insomma, cosa succede quando l’ideologia entra nelle case, nelle scuole, si sottomette al diktat dei diritti altrui che oscura il dovere etico, civile e morale di comunicazione e trasmissione dei nostri valori, religiosi come folkloristici, che ognuno di noi dovrebbe preservare e osservare.

Decapitato Gesù Bambino del presepe di Carpi

E allora non dovremmo stupirci, eppure sciocca egualmente, l’apprendere dell’ultimo sfregio compiuto con un nuovo atto di vandalismo nei confronti di un simbolo del Natale: il Bambino Gesù nel presepe della cattedrale di Carpi è stato decapitato. Dispregiativamente preso di mira e oltraggiato nella sua valenza sacra; un gesto che il vescovo, monsignor Francesco Cavina, ha promesso di sanzionare chiedendo tolleranza zero nei confronti degli autori dell’atto vandalico e ammonendo: «Chi ha fatto del male a quel Gesù Bambino per essere così profondamente danneggiato in quel modo?. Questo gesto ci amareggia molto: faremo davvero tutto il possibile per scoprire chi è il responsabile di questo atto ignobile. Ciò che mi conforta sono le tantissime manifestazioni ed espressioni di solidarietà che le persone hanno da subito dimostrato». E dopo aver ricordato il  presule le parole di papa Francesco all’udienza generale, inerenti il fatto che in Europa è in atto un pericoloso “snaturamento” del Natale, ha concluso: «Queste parole devono fare riflettere, perché l’insegnamento di Gesù Cristo e ciò che il Natale rappresenta sono patrimonio di tutti, indistintamente. Per questo, se da un lato conforta la spontanea vicinanza di moltissime persone, dall’altro lato preoccupa e dispiace il silenzio di tanti altri».

I segni nefasti della cultura della sottomissione

Laddove per altri crediamo possibile il riferimento a tutti coloro i quali, inginocchiandosi al rispetto di altri credo, tralasciano inconsciamente o omettono volontariamente di rispettare la nostra storia e le nostre tradizioni. Cosa che accade non solo quando si inveisce contro una statuetta del presepe, ma quando si decide di non allestirlo nelle classi dove già è stato censurato il crocifisso; quando si vieta di intonare la melodia natalizia di Astro del ciel, quando – come accaduto un paio d’anni fa a Como, un sacerdote ha letto addirittura una una sura del Corano durante la Santa Messadella vigilia. Precedente gravi, isolati ma sempre più diffusi, che rimandano a noi e agli altri, l’immagine – e purtroppo non solo quella – di una civiltà in dissoluzione e di un Paese che si sta auto-imponendo la cultura della sottomissione…

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