Consip, sospesi dal servizio Scafarto e Sessa: cancellarono Whatsapp

12 Dic 2017 17:21 - di Paolo Lami

Arriva la sospensione dal servizio per il maggiore dell’Arma, Gianpaolo Scafarto e per il colonnello dei carabinieri Alessandro Sessa, entrambi indagati per depistaggio nell’ambito dell’inchiesta Consip. Lo ha disposto il gip di Roma, Gaspare Sturzo, che ha emesso una misura interdittiva di sospensione dalle funzioni per la durata di un anno poiché avrebbero cercato di sviare le indagini sul depistaggio Consip disinstallando dal cellulare di Sessa l’app di Whatsapp con la quale i due ufficiali si erano scambiati i messaggi.

«Al fine di sviare l’indagine relativa all’accertamento degli autori mediati e immediati della violazione del segreto a favore dei vertici della società pubblica – scrive il gip nel provvedimento – immutavano artificiosamente lo stato delle cose connesse al reato».
Il 10 maggio scorso il maggiore Scafarto, nell’ambito dell’indagine sui depistaggi Consip, aveva subito il sequestro del proprio smartphone «al fine di accertare la natura del contenuto delle comunicazioni sia con gli altri militari impegnati nelle suddette indagini sia con estranei alle stesse» ma, rivela il giudice, «su richiesta e istigazione di Sessa e al fine di non rendere possibile ricostruire compiutamente le conversazioni intervenute con l’applicativo Whatsapp provvedeva a disinstallare dallo smartphone in uso a Sessa il suddetto applicativo; con l’aggravante di aver commesso il fatto mediante distruzione o alterazione di un oggetto da impiegare come oggetto di prova o comunque utile alla scoperta del reato o al suo accertamento».

Per il gip di Roma, Sturzo, «la revoca della delega d’indagine del marzo 2017, fatto rarissimo, e le pesanti espressioni in essa contenute avrebbero dovuto consigliare ad entrambi gli indagati di agire in modo retto, probo e osservante dei propri doveri verso la legge e le istituzioni di riferimento e quelle di appartenenza. Invece, sembra essere stata proprio questa appartenenza l’occasione prossima per consumare altri delitti gravissimi per le finalità di depistaggio».

Nel provvedimento il gip capitolino sottolinea inoltre «come, oltre al tema del pericolo di reiterazione, altrettanto grave è quello del pericolo di inquinamento probatorio».
Nella misura interdittiva il magistrato romano spiega che la loro presenza in servizio, in un contesto di falsi e depistaggio, nell’ambito dell’inchiesta Consip, può danneggiare le indagini. «Sul punto – scrive ancora il gip – basta rileggere i messaggi scambiati tra Sessa e Scafarto come certe opzioni investigative, poi non adottate dai due, nei confronti dei superiori abbiano bisogno di un reale chiarimento oggettivo».

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