Come è cambiata la gerarchia dei reati in Italia nell’immaginario renziano

5 Dic 2017 17:04 - di Giancarlo Cremonini

Quando io ho frequentato l’università, negli anni Settanta, in campo giuridico era ancora in auge la vecchia scuola di pensiero che insegnava che vi è una gerarchi nei reati. In base a tale teoria l’omicidio è più grave della rapina a mano armata, lo scippo è più grave del furto con destrezza e la violenza carnale è più grave di una semplice molestia sessuale tipo un palpeggiamento. La vecchia scuola, inoltre, insegnava che un reato è tale a prescindere da chi lo ha commesso per cui non è che le minoranze etniche hanno diritto a sconti di pena. Ora, invece, da quando la sinistra renziana è salita al governo, è in auge la nuova scuola o nouvelle vague che dir si voglia. Questa scuola prevede che la gravità dei reati non sia un fatto oggettivo, ma soggettivo per cui, oggi, appendere una bandiera della Kriegsmarine tedesca del 1918 è reato ben più grave che non tagliare la mano ad un controllore di Trenitalia a colpi di machete e commettere un omicidio preterintenzionale ai danni di un immigrato da parte di un italiano è reato così grave ed esecrabile da giustificare la presenza, ai funerali, delle massime cariche dello Stato, del Vescovo e della Rai in mondovisione. Questa nuova scuola di pensiero giuridico prevede, per contro, che l’immigrato che dà una coltellata a un carabiniere debba essere rimesso in libertà immediatamente mentre il romano che dà una testata a un giornalista debba rimanere in carcere di massima sicurezza per mesi. E che dire, poi, dei reati sessuali ? Se un italiano fa una avanche troppo spinta rischia la galera e il posto di lavoro mentre l’immigrato africano che violenta una ragazza italiana viene giustificato perché nella sua cultura violentare le donne è consentito… Dopo la figuraccia fatta con la fuga di Igor il russo, dopo il grave aumento di reati violenti che si è riscontrato nelle nostre città, dopo le occupazioni abusive di centinaia di immobili e dopo lo spaccio selvaggio di droga ad opera di nigeriani e maghrebini fino davanti alle scuole, per la sinistra italiana il problema principale rimangono il saluto romano, gli accendini con l’immagine di Mussolini e la demolizione dei palazzi dell’Eur. Ne esce un quadro veramente sconvolgente e drammatico di un triennio che ha devastato il Paese. La narrazione mitologica renziana della giovinezza e della velocità ha lasciato la strada alla amara consapevolezza che la giovinezza e la velocità non sono di per sé stesse qualità se non accompagnate da competenza, esperienza, cultura, serietà, onestà e senso dello Stato e dalla constatazione che, in questi tre anni, i giovani del Pd ci hanno fatto veramente rimpiangere i vecchi che, almeno, erano meno tronfi, superbi e auto referenziali e più concreti nell’attività di governo. In un Paese che chiede ad alta voce nuove norme sulla legittima difesa, sulla certezza della pena e sulla immigrazione questo governo non votato dagli italiani va avanti a colpi di fiducia su questione quali le coppie di fatto, il bio testamento e lo jus soli quasi a voler riaffermare con forza che l’agenda che conta, quella vera, non è quella dettata dai cittadini italiani bensì quella decisa nelle chiuse stanze del Nazareno dagli intellettuali radical chic della sinistra italiana. Il Pd e la sinistra continuando così a pensare, nella migliore tradizione stalinista e leninista, che è il “Politburo” a decidere cosa è giusto e cosa no e che deve essere il popolo ad allinearsi ai desiderata del “Politburo” e non viceversa. Si illudono ci sia ancora il muro di Berlino, non si rendono conto che l’Urss è caduta, che i Comitati Centrali non dettano più la linea delle nazioni e che i popoli vogliono riappropriarsi della loro sovranità, della loro libertà, del loro territorio e del loro futuro. Non lo vogliono capire e il risveglio, nelle urne, per loro, sarà terribile.

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