Bomba di Roma, ora gli investigatori battono la pista anarchica
Battono soprattutto la pista anarchica gli investigatori che stanno cercando di fare luce sull’esplosione del rudimentale ordigno brillato alle prime ore di questa mattina davanti alla stazione dei carabinieri di Roma San Giovanni. A loro giudizio, infatti, è in quegli ambienti che occorre scavare a fondo per trovare i responsabili. Quella anarchica, tuttavia, non è l’unica pista ad essere esplorata. Il presidio di Roma san Giovanni, infatti, è molto attivo anche nell’azione di contrasto alla droga e non si può escludere che l’esplosione sia una ritorsione contro la meritoria opera di repressione dell’attività di spaccio in quella zona.
Al vaglio della procura di Roma anche altre ipotesi
Secondo le indiscrezioni filtrate dal riserbo che circonda le indagini, l’ordigno, dotato di timer, sarebbe stato composto da un contenitore metallico, con dentro polvere pirica e innesco. Modalità, queste, che risultano molto simili a quelle relative alla bomba esplosa nel maggio scorso, sempre a Roma, nel parcheggio delle poste di via Marmorata.In ogni caso, a giudizio degli esperti, l’obiettivo della bomba è proprio l’Arma dei carabinieri.
L’ordigno sarebbe stato piazzato da 2 persone
Non è infatti sfuggito che la caserma, già oggetto trent’anni fa di analoghe “attenzioni”, chiude alle 22 per riaprire la mattina come da cartello affisso. Può significare che chi ha piazzato l’ordigno sul marciapiedi non intendesse provocare danni a persone. A farlo, secondo quanto si è appreso, sarebbero state due persone con il volto travisato e incappucciate. Poi la fuga e dopo pochissimi istanti l’esplosione. Gli investigatori stanno anche esaminando i video delle telecamere installate nella zona dove insiste la caserma dei carabinieri di Roma San Giovanni.