Banca Etruria, papà Boschi di nuovo indagato. Ma nessuno l’aveva detto
Un’altra bufera investe Palazzo San Macuto, alimentando polemiche mai spente nonostante l’ex premier Renzi abbia cantato vittoria. Nel turbine, ancora una volta, Banca Etruria, la procura di Arezzo e Pier Luigi Boschi, ex vicepresidente dell’istituto e padre del sottosegretario a Palazzo Chigi Maria Elena. Dopo l’audizione del procuratore, che giovedì scorso ha delineato l’estraneità di Boschi alle indagini sul crac, ora c’è un nuovo fascicolo aperto dalla procura di Arezzo sulle vicende della ex Banca Etruria: secondo quanto appreso si tratterebbe di uno spezzone di indagine che riguarda la vendita di obbligazioni considerate rischiose ai clienti retail che non avrebbero avuto il profilo per acquisirle. Nel registro degli indagati ci sarebbero membri del cda della Banca presieduto da Giuseppe Fornasari tra cui anche Pier Luigi Boschi, padre del sottosegretario Maria Elena, all’epoca vicepresidente della banca, sebbene senza incarichi operativi.
Roberto Rossi rischia di finire davanti al Csm
Secondo quanto appreso, l’apertura del fascicolo sarebbe scaturita dalle sanzioni comminate dalla Consob agli ex amministratori di Banca Etruria nel settembre scorso, per complessivi 2,76 milioni di euro. E riguarda il periodo 2012-2014, incentrato proprio sulle violazioni riscontrare nei prospetti informativi. La procura starebbe dunque valutando i profili penali relativi alle norme che puniscono il falso in prospetto e il ricorso abusivo al credito. Proprio per via di questa indagine il procuratore di Arezzo Roberto Rossi rischia di finire davanti al Csm in quanto avrebbe mentito durante l’audizione in commissione parlamentare riguardo allo stato delle inchiese su Banca Etruria. Giovedì scorso, quando gli è stato chiesto di chiarire la posizione del padre della Boschi ha omesso di dire che il suo nome è nel registro degli indagati per falso in prospetto.