Banca Etruria, Fassina stuzzica il Pd: da Renzi florilegio di fake news
Ha scalato tutte le poltrone di partito, prima nel Pci e, poi, nel Pd, iniziando a fare politica quando ancora Matteo Renzi sgambettava con le brachette corte fra i banchi in quinta elementare a Rignano sull’Arno. E dunque non si può dire che Stefano Fassina, ex-segretario dei giovani universitari della Sinistra Giovanile del Pci, responsabile nazionale Economia e Lavoro del Pd, deputato dem e, poi, viceministro dell’economia e delle finanze del governo Letta, non conosca bene il Partito Democratico. E, soprattutto, l’ultimo arrivato al Nazareno, Matteo Renzi. Per questo se Fassina strapazza Renzi su Banca Etruria e su certi “collateralismi politici» che la banca di MariaElena ha coltivato con il Pd c’è da starlo a sentire.
«A proposito di fake news – dice il deputato di Sinistra italiana stuzzicando Renzi su un argomento scivoloso che lo stesso ex-sindaco di Firenze utilizza come clava contro gli avversari – oggi ne troviamo un florilegio nelle parole di Renzi e renziani su Banca Etruria. A leggerli e ascoltarli, sembra che ieri in Commissione di inchiesta (Banche, ndr) vi sia stata una sentenza passata in giudicato, da un lato, di assoluzione del governo Renzi e del Pd sulla complessa partita delle banche e, dall’altro, di condanna della Banca d’Italia».
Fassina ha buon gioco a scoprire gli scheletri nell’armadio di Renzi: «ovviamente, la realtà è un’altra e le parole del procuratore di Arezzo, tra l’altro già consulente di Palazzo Chigi anche durante il governo Renzi, a proposito delle indicazioni di Banca d’Italia per l’intervento della Popolare di Vicenza, in nulla ridimensionano in termini di frodi di Banca Etruria, responsabilità del suo management e collateralismi politici. Eventuali responsabilità di Bankitalia e Consob non cancellano le responsabilità del management e di chi ha provato a coprirle».